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Impingement subacromiale

Impingement subacromiale: la sindrome da conflitto della spalla

Quando parliamo di Impingement subacromiale non ci riferiamo ad una semplice infiammazione responsabile del dolore alla spalla. La sindrome da conflitto della spalla è associata ad uno stato alterato del movimento. In pratica, è un’alterazione della biomeccanica ripetuta nel tempo che porta all’usura e degenerazione di certi tendini, porzioni di cartilagine e tessuti molli. Causa un dolore acuto e rigidità, limitazione funzionale dell’arto.

La sindrome coinvolge, in particolare, la cuffia dei rotatori e il tendine sovraspinoso. Queste due strutture sono fondamentali per il sollevamento del braccio. Insieme al deltoide partecipano all’azione di flessione e abduzione e consentono alla testa dell’omero di rotolare  scivolare con il supporto del liquido sinoviale.

Il conflitto sub-acromiale interessa, in particolar modo, le donne over 50.

Quali sono i sintomi, le cause, le terapie più adeguate a seconda del livello di gravità dell’impingement subacromiale?

Impingement subacromiale: i sintomi tipici

Chi soffre di impingement subacromiale manifesta i seguenti sintomi:

– Dolore acuto alla spalla accompagnato da una sensazione come di puntura d’insetto. Il dolore si manifesta in particolare quando si apre il braccio o si flette in avanti. Di notte, si percepisce di più;

– Dolore in altre aree del corpo (ad esempio, il collo) da compensazione, causato dal movimento alterato;

– Rigidità, limitazione funzionale;

– Indebolimento dei muscoli della spalla, in risposta al dolore. Tale reazione può provocare, a lungo andare, atrofia, ipotonia muscolare.

– Spalla ‘calda’, percezione di calore.

Conflitto sub-acromiale: cause

L’impingement subacromiale costringe il tendine del muscolo sovraspinoso a limitare la sua funzione causando dolore, rigidità e difficoltà di movimento.

Le cause della sindrome da conflitto della spalla possono essere diverse:

– Movimenti di elevazione del braccio sopra la testa ripetuti e prolungati nel tempo (per sport, lavoro);

– Squilibri muscolari, impossibilità per la cuffia dei rotatori di fungere da stabilizzatore;

– Artrosi dell’articolazione acromion-claveare che può formare ‘becchi’ i quali, grattando il muscolo, provocano sfilacciamento o infiammazione;

– Tendinite o tenosinovite;

– Anomalia nel movimento della scapola;

– Spazio subacromiale ridotto a causa della forma (incurvata o uncinata) dell’acromion;

– Trauma che interessa la spalla e che può causare calcificazione;

– Crescita di osteofiti;

– Perdita della cuffia dei rotatori per effetto dello spostamento in alto della testa omerale;

– Retrazioni capsulari.

La sindrome da impingement subacromiale può presentarsi in associazione a borsite o tendinite della cuffia dei rotatori oppure da sola.

Complicanze

Col passare del tempo, trascurare o non curare adeguatamente l’impingement subacromiale può causare la crescita di aderenze ed un progressivo deterioramento del tendine col rischio di rottura completa.

Il problema potrebbe estendersi anche al tendine sottospinoso, piccolo rotondo, sottoscapolare, capo lungo del bicipite.

Diagnosi del conflitto subacromiale

L’iter diagnostico per individuare un eventuale impingement subacromiale prevede:

– Anamnesi;

– Esame obiettivo (che comprende test funzionali specifici come il Neer Test o quello di Hawkins);

– Radiografia antero-posteriore per verificare la presenza di eventuali calcificazioni o artrosi;

– RMN, l’esame strumentale d’elezione da cui risulta chiaramente lo stato dei tessuti molli. La RMN è necessaria anche nell’eventualità di un intervento chiururgico;

– Ecografia per verificare l’integrità o meno della cuffia dei rotatori, l’eventuale assottigliamento o infiammazione dei tendini misurando, allo stesso tempo, una possibile diminuzione dello spazio subacromiale.

Impingement subacromiale: terapie

Una diagnosi completa ed accurata determinerà la terapia più adeguata.

Il più delle volte, il conflitto subacromiale viene curato con la terapia conservativa che include:

– Riposo;

– Applicazione di ghiaccio;

– Farmaci antinfiammatori non steroidei e analgesici;

– Infiltrazioni di cortisone o (preferibilmente) acido ialuronico;

– Trattamenti fisioterapici.

Se, nell’arco di 3-6 mesi, non si ottengono risultati rilevanti con la terapia conservativa, sarà necessario ricorrere all’intervento chirurgico, specie in presenza di calcificazioni o lesione parziale/totale dei tendini della cuffia dei rotatori. Il paziente sarà sottoposto ad acromionplastica, un intervento in artroscopia ed anestesia locale finalizzato alla riparazione dell’articolazione acromio-claveare. La Fisioterapia e la Riabilitazione saranno fondamentali per il recupero post-operatorio.

Fisioterapia d’elezione per la cura dell’impingement subacromiale

La Fisioterapia merita un paragrafo a parte nell’ambito della terapia conservativa.

L’obiettivo del fisioterapista è ristabilire una corretta allocazione della scapola con la testa omerale ben centrata sulla glena e potenziare i muscoli della cuffia dei rotatori. A tal scopo sarà necessario recuperare una buona postura ed un bilanciamento ideale degli stabilizzatori attivi della spalla.

Nel caso del conflitto subacromiale, la Fisioterapia d’elezione è sia strumentale sia manuale e riabilitativa.

I migliori trattamenti strumentali per eliminare infiammazione e dolore sono:

– Tecarterapia;

– Laser Yag;

– Ultrasuoni;

– Magnetoterapia (anche domiciliare per velocizzare i tempi di guarigione);

– Onde d’Urto.

La Terapia Manuale include trattamenti eseguiti dall’Osteopata o dal Massoterapista, trattamento dei trigger point.

Si rivelano utili i trattamenti di Kinesio Taping in grado di ristabilire funzionalità articolare, controllo e forza muscolare.

Di grande importanza sono anche gli esercizi terapeutici e riabilitativi svolti in presenza del fisioterapista per correggere la biomeccanica alterata della spalla.

Per saperne ulteriormente puoi acquistare il libro che ho scritto per il dolore alla spalla con descrizione di anatomia, patologia, test muscolari, test ortopedici ed esercizi fai da tè per guarire dal dolore della spalla.

Artrosi acromion claveare

Artrosi acromion claveare: cura

Tra i diversi disturbi e patologie che colpiscono la spalla causando dolore, l’artrosi acromion claveare merita un approfondimento.

Questo tipo di artrosi colpisce l’acromion clavicolare (o claveare, noto anche come AC), che congiunge la clavicola alla scapola nell’articolazione della spalla.

L’articolazione acromion claveare è una delle cinque articolazioni della spalla (seconda per importanza) che permettono un ampio movimento.

Il primo elemento che segnala l’artrosi è la riduzione dello spazio tra acromion e clavicola visibile dalle radiografie.

L’artrosi acromion clavicolare è una delle cause più frequenti di dolore alla spalla.

Come riconoscerla, diagnosticarla e curarla? Quali sono i sintomi tipici? Esiste una terapia in grado di risolvere definitivamente il problema?

Artrosi acromion claveare: i soggetti più colpiti

Patologie spalla

L’artrosi acromion claveale colpisce soprattutto chi pratica sport (per il sovraccarico muscolare) ma anche le persone sedentarie.

In particolare, chi pratica il sollevamento di pesi è impegnato in forti sollecitazioni meccaniche dell’articolazione. Il processo infiammatorio che ne deriva è destinato a progredire in osteolisi (degenerazione articolare). Diversi studi confermano che i sollevatori di pesi sono i più colpiti da questo tipo di artrosi.

Altri soggetti particolarmente a rischio sono:

– lavoratori edili;

– veterinari;

– atleti che praticano sport di contatto o impegnati in attività che potrebbero causare trauma alla spalla come il nuoto;

– persone in età avanzata.

Sintomi

L’artrosi acromion claveare si manifesta attraverso i seguenti sintomi tipici:

– dolore intenso che peggiora progressivamente nella zona alta della spalla dopo un trauma, sforzi o attività fisiche che costringono a sollevare le braccia sopra la testa. Si tratta di un dolore che spesso peggiora durante la notte se si dorme sul fianco compromesso;

– dolore che dalla spalla si diffonde verso il collo o la parte alta del braccio;

– gonfiore nella parte anteriore della spalla;

– emicrania di natura muscolo-tensiva;

– limitazione dei movimenti della spalla e del braccio;

– sensazione di scroscio articolare o rumore a carico della parte alta della spalla quando si eseguono certi movimenti del braccio.

Il dolore alla spalla tipico di questo tipo di artrosi è dato dal fatto che la testa dell’omero va a comprimere il tendine del sovraspinato.

Cause

Le-infiammazioni-della-spalla-causate-dal-nuoto

Ecco le possibili cause responsabili dell’artrosi acromion claveare:

– sovraccarico funzionale dovuto a movimenti ripetuti e sforzi;

– microtraumatismi ripetuti di tipo meccanico;

– traumi come lussazioni o cadute dirette sulla spalla che possono provocare instabilità e distorsioni;

– degenerazione della cartilagine articolare dovuta all’invecchiamento che tende ad aggravarsi;

– incidenti;

– fratture;

– esiti di interventi chirurgici;

– sindrome della cuffia dei rotatori.

Diagnosi

Il medico effettuerà un’attenta diagnosi basandosi, innanzitutto, sui sintomi percepiti dal paziente nella quotidianità (sport, lavoro).

Dopo aver localizzato il dolore, prescriverà indagini strumentali (radiografia ovvero lastra della spalla, TAC o Risonanza Magnetica per controllare le condizioni dei tessuti molli in zona clavicolare).

Dalla radiografia sarà possibile verificare il livello di restringimento dell’articolazione e l’eventuale presenza di ossificazioni (osteofiti).

Talvolta, lo specialista esegue un test con infiltrazione di anestetico locale direttamente nell’articolazione. Se il dolore scompare anche durante il movimento la diagnosi di artrosi acromion claveare è confermata.

Artrosi acromion claveare: terapia conservativa

Ultrasuoni Fisioterapia: indicazioni terapeutiche

La terapia dipende dalla gravità dei sintomi o dalla presenza o meno di altri disturbi articolari (ad esempio, una rottura della cuffia dei rotatori possono complicare la situazione).

Il Centro Ryakos offre una prima visita gratuita con valutazione globale e distrettuale per programmare un percorso fisioterapico personalizzato.

In gran parte dei casi, lo specialista prescrive una terapia conservativa che prevede:

– farmaci antinfiammatori non steroidei e antidolorifici;

– tutore per la fase acuta;

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– infiltrazioni intra-articolari a base di un mix di anestetici e cortisone o di PRP;

fisioterapia strumentale, manuale e riabilitativa.

Le terapie fisiche strumentali d’elezione sono:

– Human Tecar;

– Laser Yag ad Alta Potenza;

Ultrasuoni.

A questi trattamenti avanzati si abbinano:

– Terapia manuale eseguita dall’Osteopata;

Chinesiterapia con esercizi terapeutici mirati (stretching, rinforzo muscolare) allo scopo di mantenere elastico il movimento della spalla e recuperare il range di movimento perduto;

– Programma di riabilitazione assistita.

Sforzi, movimenti ripetuti e microtraumi possono essere associati anche a cattive posture. Eseguendo l’Esame Baropodometrico sarà possibile verificare un eventuale deficit posturale del paziente. In caso di scompensi posturali, il fisioterapista raccomanderà la Rieducazione Posturale Globale con metodo Mezieres per ristabilire la corretta postura di tutta la colonna vertebrale ed evitare recidive.

Quando ricorrere all’intervento chirurgico

Nei casi gravi con dolore o limitazione funzionale importante, quando la terapia conservativa non sortisce l’effetto sperato, si dovrà ricorrere all‘intervento chirurgico.

Il trattamento chirurgico eseguito con tecnica mini invasiva in artroscopia consiste nella resezione della parte articolare della clavicola per lasciare che la cicatrice connetta l’acromion con la restante porzione della clavicola. Dopo l’intervento, per sperare in una buona e rapida ripresa, il percorso riabilitativo di Fisioterapia sarà determinante.

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Riabilitazione per la protesi di spalla

Riabilitazione per la protesi di spalla: un percorso essenziale

Nonostante il notevole progresso della chirurgia protesica, la Riabilitazione per la protesi di spalla rappresenta un percorso determinante. Oggi, la chirurgia mini invasiva consente di ottenere risultati clinici migliori rispetto a quella tradizionale grazie ai materiali e disegni protesici evoluti, alla preparazione ed abilità dei chirurghi, ma è estremamente importante affidarsi al Fisioterapista.

In questo articolo, ti spieghiamo perché è tanto importante.

Impiantare una protesi di spalla (parziale o totale) risulta necessario in caso di artrosi avanzata che, provocando dolore, rigidità e perdita di funzionalità articolare, compromette la qualità della vita. Si ricorre alla protesi di spalla anche in presenza di artrite reumatoide, psoriasica, necrosi vascolare della testa omerale oppure esiti di fratture mal consolidate.

La protesi, che andrà a sostituire i capi articolari, testa omerale e glena scapolare, serve ad eliminare il dolore e migliorare il range di movimento la cui ampiezza varia in base al tipo di componente protesica, alle condizioni del paziente e all’abilità del chirurgo.

Ad un intervento perfettamente riuscito deve seguire un programma riabilitativo completo, eseguito da fisioterapisti qualificati.

Un video 3d molto interessante a cura di Postacchini

Riabilitazione per la protesi di spalla: obiettivi

riabilitazione protesi di spalla

L’importanza della riabilitazione dopo l’intervento per la protesi di spalla è legata ai suoi 6 obiettivi:

  • Eliminare il dolore;
  • Favorire la riparazione dei tessuti;
  • Migliorare il range di movimento;
  • Recuperare la funzionalità articolare;
  • Rinforzare il tono muscolare;
  • Prevenire le eventuali complicanze dell’intervento chirurgico.

Per eventuali complicanze dell’intervento s’intendono quei fattori che, a seguito di un’immobilizzazione post operatoria protratta eccessivamente, possono portare alla ‘paura’ di muoversi.

Ecco perché, nelle prime settimane dall’intervento, è fondamentale far togliere il tutore per qualche ora durante il giorno. Il paziente deve ricominciare a prendere controllo e confidenza con il movimento articolare.

Durante il mese di utilizzo del tutore, è essenziale far eseguire al paziente mobilizzazioni del tronco con spalla immobile e scapola che scorre sulla gabbia toracica. Con la chinesiterapia, si aiuterà il paziente a prevenire il rischio di rigidità scapolo-toracica e la riduzione del tono muscolare del tronco.

Per accelerare i tempi di recupero, sono molto utili gli esercizi di mobilità del tratto dorsale.

Riabilitazione per la protesi spalla in 5 step

fisioterapia protesi spalla

L’intervento di chirurgia mini invasiva consente una ripresa precoce dopo l’operazione.

Innanzitutto, al paziente viene applicato un tutore in abduzione che dovrà mantenere per circa un mese. Il tutore potrà essere temporaneamente rimosso per consentire al paziente le cure igieniche e per sottoporsi alle sedute di Fisioterapia.

In tandem con il chirurgo e l’equipe medica, il fisioterapista valuta a prepara un piano riabilitativo personalizzato da avviare a partire dal secondo giorno dall’intervento per dar modo al paziente operato di recuperare al meglio la funzionalità articolare ed il tono muscolare.

In un paio di settimane, potrà eseguire semplici attività (lavarsi, vestirsi, mangiare).

Generalmente, il percorso riabilitativo prevede 5 step:

  1. Controllo del dolore attraverso cicli di terapia fisica strumentale d’avanguardia (Tecarterapia, Laser Yag ad Alta Potenza e TENS);
  2. Mobilizzazione passiva e recupero del range di movimento dopo il periodo di immobilità dovuto alla rigidità articolare e all’intervento chirurgico. In questa fase, attraverso la terapia manuale eseguita dal Fisioterapista e dal Massoterapista, si procederà con manovre caute, dolci e non dolorose. Durante la prima settimana, sono consentiti soltanto movimenti passivi di flesso-estensione della spalla e movimenti minimi di rotazione interna (da evitare quelli in abduzione e rotazione esterna con la spalla in flessione). Nella seconda settimana, potrà eseguire movimenti in rotazione esterna per escursioni limitate a 15-20°. In seguito, aumenterà gradualmente l’escursione della flesso-estensione (passiva e attiva). Appena la cicatrice si sarà chiusa, sarà importante lavorare sulle aderenze connettivali per favorire al meglio la ripresa del movimento. Una cicatrice con importanti aderenze incide negativamente sulla motilità;
  3. Esercizi mirati per il progressivo recupero di tono e forza muscolare perduti a seguito dell’immobilità e del dolore post-chirurgico. Si inizia con un cauto rinforzo muscolare con contrazioni isometriche per procedere, in seguito, con esercizi di contro resistenza;
  4. Esercizi propriocettivi (recupero del controllo della spalla nello spazio) per ripristinare la coordinazione dei movimenti (al termine del secondo mese dall’intervento);
  5. Recupero massimo della mobilità della spalla nei tre piani dello spazio, della funzionalità, forza e resistenza, del gesto sportivo per i pazienti che vogliono tornare a fare sport.

Fisioterapia e Riabilitazione rappresentano un percorso determinante tanto nella fase post-operatoria (dopo l’intervento per l’impianto di una protesi spalla) sia in caso di terapia conservativa che non prevede l’intervento.

Di solito, per la guarigione completa, sono necessari circa 4-5 mesi dall’intervento.

La risposta del percorso riabilitativo dipende dalla buona riuscita dell’intervento ma anche dall’atteggiamento del paziente e dalla sua motivazione nel recuperare (lavoro, famiglia, sport, ecc.)

La riabilitazione per la protesi di spalla deve essere personalizzata

fisioterapia spalla per protesi

La scelta del percorso riabilitativo più adeguato dipende da vari fattori: tipo di protesi, patologia trattata (artrosi, frattura, artrite reumatoide, necrosi), caratteristiche qualitative dei tessuti molli, età, condizioni e livello di attività del paziente.

Sono tre i diversi tipi di protesi:

  • Endoprotesi che sostituisce solo la testa dell’omero, non la glena;
  • Artroprotesi che va a sostituire sia la componente omerale sia quella glenoidea della scapola;
  • Protesi inversa che consiste nell’applicazione di una glenosfera sulla cavità glenoidea e nel far assumere alla porzione prossimale dell’omero la forma della glenoide. L’anatomia viene modificata spostando il fulcro dell’articolazione, favorendo una vantaggiosa leva muscolare del deltoide. Viene chiamata inversa perché la dinamica tra i rapporti articolari è invertita: la testa omerale è concava, la glenoide della scapola è convessa.

Durante le mobilizzazioni passive, il Fisioterapista qualificato manterrà una presa prossimale per evitare stress dell’osso al di sotto dello stelo protesico. Dovrà fare particolarmente attenzione anche nelle rotazioni, soprattutto trattando pazienti anziani con osteoporosi.

I movimenti di compenso scapolo-toracici saranno moderatamente frenati, specie in caso di protesi inversa.

Negli esercizi di rinforzo muscolare, questo si concentrerà sui muscoli abbassatori dell’omero e sui fasci anteriori del deltoide per i pazienti che presentano lesioni massive della cuffia.

Il Centro Ryakos offre una prima visita gratuita con valutazione globale e distrettuale che permetterà di pianificare un percorso terapeutico personalizzato.

Tecarterapia e Laser Yag ad Alta Potenza: trattamenti strumentali d’elezione

tecarterapia-spalla

Per il controllo del dolore, i trattamenti strumentali più efficaci sono la Tecarterapia e il Laser Yag ad Alta Potenza.

La Tecar permette di raggiungere risultati immediati, stabili, duraturi e definitivi in termini di eliminazione del dolore e recupero della mobilità articolare. Oltre a rivelarsi preziosa in fase di riabilitazione post-operatoria, viene utilizzata con successo anche nei casi di infiammazione acuta e cronica nelle patologie tendinee, muscolari, legamentose ed ossee.

Migliora il dolore in pochi giorni accelerando i tempi di guarigione. L’efficacia di questo trattamento dipende dal tipo di strumentazione utilizzata: i centri Human Tecar (come il Centro Ryakos) dispongono di macchinari di qualità superiore agli altri per via della frequenza brevettata frutto di studi scientifici che ne garantisce l’efficacia. Ha un’azione antalgica, antinfiammatoria, decontratturante, cicatrizzante e drenante e può essere associata alla Terapia Manuale.

Il Laser Yag ad Alta Potenza consente un trattamento mirato e focalizzato grazie all’applicazione di tipo puntata sulla zona interessata. Le potenze sono elevate (raggiungono i 25 watt): come la Tecar, il Laser Yag ad Alta Potenza consente di ottenere risultati immediati, stabili, duraturi e definitivi. Migliora dolore, infiammazione, contratture, edema e si rivela estremamente efficace sia in fase di riabilitazione post-operatoria sia per la cura di patologie traumatiche e infiammatorie, acute e croniche.

Protesi spalla: quanto dura, risultati dopo l’intervento e la riabilitazione

intervento chirurgico protesi di spalla

Una protesi di spalla mini invasiva può durare fino a 20 anni ma, considerando la costante evoluzione delle tecniche chirurgiche e dei materiali, in futuro potrebbe durare di più.

Con l’impianto di una protesi spalla il paziente non potrà più svolgere attività pesanti, usare determinati utensili come vanghe, praticare sport come golf o tennis.

I movimenti di rotazione attiva (specie l’extrarotazione) non saranno del tutto recuperate e, nei movimenti di rotazione interna, il soggetto potrebbe avvertire una lieve rigidità.

Col tempo, la mobilità può migliorare progressivamente.

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L’infiammazione del capo lungo del bicipite

Come curare l’infiammazione del capo lungo del bicipite della spalla

Le prime volte che hai avvertito certi dolori alla parte anteriore della spalla, hai pensato ad un disturbo passeggero: dopo un paio di mesi, ti chiedi come curare l’infiammazione del capo lungo del bicipite della spalla.

Ti è stata diagnosticata una tendinite del bicipite. Quando il dolore diventa costante o, peggio ancora, aumenta, difficilmente si pensa “tanto andrà via”. Quello che ti preme di più è sbarazzarti del dolore, capire ‘come’ dopo aver scoperto ‘cosa’ ti succede.

Il bicipite brachiale è costituito da un solo tendine e da due capi (lungo e breve): si trova nel comparto anteriore del braccio. Ha la funzione di flettere il gomito, partecipare al movimento di elevazione della spalla e, grazie al tendine del capo lungo, di stabilizzarla in fase di extrarotazione. E’ sede frequente di tendiniti per il suo posizionamento intrarticolare (passa per la testa dell’omero) e la sua inclusione nella guaina sinoviale.

Il tuo problema è localizzato lì, nel capolungo del bicipite. Hai deciso di risolvere, ti sta condizionando troppo la vita e vuoi scoprire tutto quello che c’è da sapere su questo disturbo.

Sintomi, cause, anatomia, diagnosi adeguata ma, soprattutto, la cura, una terapia che risolva a lungo termine il problema, non solo farmaci che zittiscono il dolore per un po’. Un dolore che tornerà se il trattamento si concentra sui sintomi e non sulla causa. La Fisioterapia d’avanguardia è pronta a risponderti.

Infiammazione del capo lungo del bicipite della spalla: sintomi

come curare l'infiammazione del capo lungo

Il dolore, innanzitutto. La sintomatologia dolorosa è variabile a seconda della gravità dell’infiammazione, può essere costante oppure manifestarsi all’inizio o dopo l’attività sportiva.

Ecco, di seguito, tutti i sintomi dell’infiammazione del capo lungo del bicipite brachiale:

  • Dolore acuto durante i movimenti (soprattutto in elevazione), che si avverte alla palpazione del muscolo o in fase di stiramento, che può irradiarsi anche al ventre muscolare e fino al gomito, essere avvertito anche di notte;
  • Limitazione nei movimenti di elevazione della spalla, rotazione interna e flessione del gomito;
  • Rigidità;
  • Debolezza muscolare della spalla e del braccio, formicolii sulla zona bicipitale;
  • Contrattura del bicipite brachiale;
  • Sensazione di gonfiore, calore, bruciore, punzecchiatura;
  • Crepitio, scricchiolii nella parte anteriore della spalla.

La tendinite del CLB viene chiamata anche ‘sindrome del portafoglio’ in quanto il dolore si manifesta nel momento in cui si inserisce la mano nella tasca posteriore del pantalone per prendere il portafoglio.

Non trascurare questo tipo di infiammazione, consulta il medico già ai primi sintomi ed inizia un percorso di Fisioterapia e Riabilitazione il prima possibile se non vuoi che il tendine vada incontro a degenerazione fino alla lesione completa o alla comparsa di calcificazioni.

Perché agire in tempo

Le cause possono essere diverse: sovraccarico funzionale della cuffia dei rotatori, microtraumi ripetuti, gesti atletici scorretti, degenerazione e usura, sindrome della cuffia dei rotatori, instabilità cronica dell’articolazione gleno-omerale. Anche problemi cervicali possono provocare la tendinite del bicipite. Perché? Per il fatto che i muscoli della spalla possono muoverla fino a 90° circa, dopodiché interviene il trapezio (importante muscolo del collo).

Indipendentemente dalle cause, è importante intervenire tempestivamente, individuare il problema attraverso una visita specialistica, test specifici (come quello di Gillchrist e Jobe) ed esami diagnostici strumentali (Rx, ecografia, Risonanza Magnetica Nucleare con o senza mezzo di contrasto, tomografia computerizzata, valutazione artroscopica). In questo modo, sarà possibile scegliere una terapia adeguata.

Qui un video sui principali test della Spalla a cura di Project Invictus

Più tempo passa, più si rischia la cronicizzazione della tendinite o qualcosa di peggio: la rottura del capo lungo del bicipite (che richiede l’intervento chirurgico di reinserzione del tendine stesso) e la calcificazione. Il deposito di sali di calcio (calcificazione) può portare alla lesione del tendine accelerando la degenerazione. Una complicazione da evitare assolutamente perché la presenza di calcificazioni può invalidare il soggetto o rendere più difficile la riabilitazione.

L’infiammazione del capo lungo del bicipite brachiale può colpire chiunque, giovani e anziani. Spesso vi è una tenosinovite del clb.

Come curare l’infiammazione del capo lungo del bicipite della spalla in fase acuta

lesione del capo lungo del bicipite

Rivolgiti al medico per una visita specialistica e per la prescrizione di tutti gli esami del caso.

Lo specialista ti consiglierà, innanzitutto, di interrompere qualsiasi attività a rischio, che possa sovraccaricare o stressare il tendine (attività sportiva, lavorativa, ecc.).

Nella maggior parte dei casi, la terapia è conservativa e prevede:

–       Riposo e tutore nella fase acuta;

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–       Applicazione di ghiaccio nel corso della giornata;

–       Farmaci antinfiammatori, analgesici, miorilassanti (in caso di contrattura del bicipite brachiale) per un breve periodo e solo dietro prescrizione medica;

–       Infiltrazioni di antinfiammatori o cortisone, se il dolore non si attenua con l’assunzione dei farmaci precedentemente menzionati. Attento, però: aumentando la viscosità del liquido, le infiltrazioni cortisoniche possono causare micro calcificazioni e la degenerazione del tendine.

Infiammazione del capo lungo del bicipite brachiale: Fisioterapia strumentale

cura capo lungo del bicipite

I farmaci attenuano il dolore e gli altri sintomi per un breve periodo. Per risolvere a lungo termine l’infiammazione del capo lungo del bicipite brachiale non c’è nulla di più efficace della Fisioterapia e Riabilitazione mirata.

Il Centro Ryakos non intraprende nessun ciclo di Fisioterapia senza prima eseguire un’attenta valutazione del singolo caso per analizzare le cause del disturbo e le condizioni del paziente. Una disfunzione strutturale può causare il malfunzionamento della spalla. Senza individuare e risolvere la causa, il problema è destinato a ripresentarsi periodicamente.

Ryakos Center offre una prima visita gratuita che include una valutazione globale e distrettuale essenziale per programmare un percorso terapeutico personalizzato.

Se l’origine del disturbo è prettamente meccanica, si manifesta con forte rigidità muscolare ed assenza di altri problemi significativi, una terapia efficace si basa su trattamenti strumentali e manuali.

Le terapie strumentali d’elezione, le più efficaci e rapide per combattere dolore e infiammazione, sono:

–       Tecarterapia, antinfiammatoria, antidolorifica e rigenerante;

–       Laser Yag ad Alta Potenza, terapia molto efficace e rapida per contrastare infiammazione e dolore;

–       Terapia ad Onde D’urto , in caso di calcificazioni, in grado di stimolare la neoangiogenesi (formazione di nuovi vasi sanguigni).

I migliori trattamenti manuali

Il Fisioterapista qualificato del Centro Ryakos abbinerà alle suddette terapie strumentali i migliori trattamenti manuali e riabilitativi che sono:

–       Terapia manuale eseguita dall’Osteopata (manovre e manipolazioni per liberare l’articolazione e rinforzare la spalla);

–       Trattamento miofasciale dei trigger point;

–       Kinesiotaping a Y, che favorisce l’azione drenante, antinfiammatoria e decontratturante o di rinforzo;

–       Esercizi terapeutici (eccentrici, allungamento statico e dinamico, rinforzo muscolare attivo della cuffia dei rotatori, mobilizzazioni, esercizi propriocettivi) per il recupero dell’elasticità e del tono muscolare, motorio, del gesto atletico.

I trattamenti osteopatici consentono di risolvere la disfunzione che è all’origine del sovraccarico strutturale.

Gli esercizi terapeutici fanno parte di una fase importante: non vanno sottovalutati, contribuiscono significativamente al ripristino funzionale della spalla e non si possono assolutamente improvvisare. Lasciati seguire da uno specialista per accelerare i tempi di recupero ed evitare di peggiorare la situazione con movimenti dannosi.

Sarà necessario un ciclo di Fisioterapia e Riabilitazione anche nel post-operatorio, dopo l’intervento chirurgico(tenotomia) di reinserzione del tendine rotto o per rimuovere eventuali calcificazioni.

Un Video di Esercizi utili per il capo lungo del bicipite a cura di Physio Energy

Per saperne ulteriormente puoi acquistare il libro che ho scritto per il dolore alla spalla con descrizione di anatomia, patologia, test muscolari, test ortopedici ed esercizi fai da tè per guarire dal dolore della spalla.

L’infiammazione del tendine sottoscapolare

L’infiammazione del tendine sottoscapolare: cause, cure, Fisioterapia

Pur non essendo frequente, l’infiammazione del tendine sottoscapolare va individuata precocemente, trattata seriamente ed in maniera tempestiva. Per intervenire con una terapia adeguata, il primo passo da fare è sottoporsi ad un’accurata diagnosi per trovare conferma della lesione già ai primi sintomi.

Ti raccomandiamo di non rimandare la visita ortopedica e gli esami diagnostici strumentali perché il tendine sottoscapolare ha una funzione importante: contribuisce al meccanismo cinematico della spalla.

Il muscolo sottoscapolare è essenziale nella rotazione interna, nei movimenti di adduzione e abbassamento dell’omero e nella stabilizzazione della testa omerale sulla glena. Una sua disfunzione può creare squilibri nella coordinazione compromettendo l’interazione con i muscoli sovraspinato, infraspinato e piccolo rotondo.

Se il tendine sottoscapolare s’infiamma e non si corre subito ai ripari, a lungo andare il tendine stesso potrebbe subire ulteriori danni rischiando di lesionarsi fino a rompersi.

Non vuoi subire un intervento chirurgico, giusto? Allora, segui i nostri consigli e scopri tutto di questa tendinite, dai sintomi alle cause, dalla diagnosi alle cure.

La Fisioterapia d’avanguardia saprà prendersi cura di te.

L’infiammazione del tendine sottoscapolare: cause

calcificazione del sottoscapolare

Nella maggioranza dei casi, l’infiammazione del tendine sottoscapolare (SSC) è legata ad altri tipi di lesione (che interessano il capo lungo del bicipite e la cuffia dei rotatori) oppure ad una degenerazione dell’articolazione gleno-omerale. Potrebbe, in alcuni casi, trattarsi di una lesione isolata.

Le possibili cause possono essere:

  • Traumi diretti alla spalla;
  • Movimenti ripetuti di intrarotazione o con il braccio sopra la testa, sollecitazioni eccessive, specie quando si praticano certe attività lavorative o sportive (sollevamento pesi, pallavolo, basket);
  • Processo degenerativo per invecchiamento. I soggetti più a rischio hanno un’età compresa tra i 40 ed i 70 anni;
  • Sindrome del conflitto subacromiale anteriore;
  • Tenosinovite;
  • Cattive posture delle scapole (rigide, sempre contratte, chiuse in avanti);
  • Problemi cervicali che interessano il trapezio, uno dei principali muscoli cervicali che muove anche la scapola;
  • Frattura del trochine;
  • Instabilità di spalla;
  • Effetti post-operatori dopo un intervento di protesi di spalla;
  • Immobilizzazione forzata, ad esempio in caso di ingessatura del braccio;
  • Disturbi del metabolismo (tiroide) e alimentazione.

Sintomi

La sintomatologia varia in base all’origine dell’infiammazione, ovvero se la lesione è associata ad altre problematiche della spalla oppure se è isolata.

I sintomi tipici, in linea generale, sono:

  • Dolore costante alla parte anteriore della spalla, innescato dai movimenti di elevazione e intrarotazione del braccio, che si manifesta soprattutto di notte. Il dolore può irradiarsi dalla spalla al braccio e verso il collo per utilizzo scorretto o cattive posture;
  • Debolezza muscolare, in particolare nel movimento di intrarotazione;
  • Limitazione funzionale, mobilità ridotta dell’articolazione della spalla (in rotazione esterna e in abduzione);
  • Crepitio o sensazione rumorosa durante il movimento della spalla, in certe posizioni.

Talvolta, il dolore può non essere legato alla lesione ma all’attivazione di un trigger point.

Quando la lesione è cronica o importante, il problema della spalla dolorosa diventa invalidante anche a riposo.

Diagnosi

infiammazione del sottoscapolare

In caso di dolore costante e prolungato, è necessario rivolgersi al medico per eseguire tutte le indagini diagnostiche del caso.

Spesso, il soggetto prenota un’ecografia senza consultare il medico. Sappi che, in questo caso, l’ecografia non è l’esame più attendibile, considerando oltretutto che l’infiammazione del tendine sottoscapolare è una condizione non solo abbastanza rara ma anche difficile da individuare.

Ti consigliamo di rivolgerti ad uno specialista per una visita accurata comprensiva di anamnesi (valutazione clinica) ed esame obiettivo con test specifici (test di Gerber e Napoleon test).

In caso di sospetta infiammazione del tendine sottoscapolare, il medico ortopedico ti prescriverà i seguenti esami diagnostici strumentali:

  • Radiografia standard;
  • Risonanza Magnetica Nucleare, l’esame più affidabile, da cui ottenere maggiori dettagli per individuare le dimensioni della lesione tendinea;
  • Artroscopia, la tecnica più accurata, in grado di evidenziare lesioni difficili da individuare con altre indagini diagnostiche.

Un video di un test per la valutazione della lesione del sottoscapolare

Lesione parziale del tendine sottoscapolare: terapia conservativa

In caso di infiammazione e lesione parziale non grave del tendine sottoscapolare, si opta per la terapia conservativa che prevede:

  • Riposo assoluto:
  • Utilizzo di un tutore;

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  • Applicazione di ghiaccio più volte al giorno (per 15-20 minuti ciascuna);
  • Assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e analgesici per un breve periodo e solo dietro prescrizione medica;
  • Infiltrazione di anestetico o antinfiammatorio se i farmaci per uso orale non sono sufficienti a combattere il dolore. C’è da sottolineare che, soprattutto le infiltrazioni di cortisonici possono avere un effetto calcificante sui tendini, quindi è preferibile non abusarne;
  • Fisioterapia e Riabilitazione con trattamenti strumentali e manuali.

Infiammazione del tendine sottoscapolare: Fisioterapia d’avanguardia

lesione del sottoscapolare

La Fisioterapia avanzata prevede trattamenti fisici strumentali e manuali.

Il Centro Ryakos offre una prima visita gratuita con valutazione globale e distrettuale, necessaria per pianificare un programma terapeutico personalizzato.

Nella prima fase, per combattere dolore e infiammazione, il Fisioterapista procederà con trattamenti strumentali d’elezione:

  • Tecarterapia;
  • Laser Yag ad Alta Potenza;
  • Onde d’urto (in caso di calcificazioni), la terapia d’elezione che oltre a risolvere infiammazione e dolore stimola la formazione di nuovi vasi sanguigni (neoangiogenesi).

Una volta risolto il dolore, si passerà ai seguenti trattamenti manuali e riabilitativi:

  • Terapia manuale eseguita dal Fisioterapista, Massoterapista oppure Osteopata (massaggi, manovre e manipolazioni finalizzate a liberare l’articolazione e rinforzare la spalla lesionata;
  • Esercizi terapeutici (eccentrici, di allungamento del trapezio, del pettorale, di sollevamento sul piano scapolare, di mobilità passiva e attiva della spalla e rinforzo muscolare). Questa serie di esercizi terapeutici serviranno a riportare in equilibrio i muscoli. Non si improvvisano, devono essere eseguiti su indicazione ed in presenza del terapista sia per evitare movimenti dannosi che possono peggiorare la situazione sia per accelerare i tempi di recupero e la guarigione.

Quando è necessario ricorrere all’intervento chirurgico

In caso di lesione totale, di rottura del tendine sottoscapolare, è inevitabile la terapia chirurgica per ripristinare del tutto la biomeccanica funzionale della spalla.

Le tecniche chirurgiche utilizzabili sono due:

  • A cielo aperto, con taglio di cute;
  • Artroscopia, eseguita in day surgery, la tecnica mini invasiva attualmente più utilizzata per suturare il tendine rotto, rimuovere la borsa infiammata ed eventuali osteofiti e, se necessario, levigare la superficie dell’acromion.

Per la buona riuscita dell’intervento (90% dei casi), sono necessari alcuni fattori: tempestività (non oltre 6 mesi dalla diagnosi), buona qualità del tessuto tendineo e completa collaborazione da parte del paziente.

Dopo l’intervento, il braccio verrà immobilizzato per 4 settimane, dopodiché il paziente potrà iniziare il percorso di Fisioterapia con movimento passivo e attivo della spalla che, in genere, dura circa 6-8 settimane.

Un video molto interessante sui muscoli della Spalla

Per saperne ulteriormente puoi acquistare il libro che ho scritto per il dolore alla spalla con descrizione di anatomia, patologia, test muscolari, test ortopedici ed esercizi fai da tè per guarire dal dolore della spalla.

Come curare la periartrite

Come curare la periartrite: risponde la Fisioterapia d’elezione

In questo approfondimento, scoprirai come curare la periartrite.

Chi cerca una cura, rimedi, terapie efficaci sa già a grandi linee cos’è la periartrite, cause, sintomi, qual è l’iter diagnostico, ma riassumiamo velocemente tutto questo per, poi, arrivare al focus principale dell’articolo: la cura.

La periartrite scapolo omerale è l’infiammazione dei tendini della cuffia dei rotatori. Colpisce le strutture attorno all’articolazione della spalla. L’infiammazione non coinvolge l’osso o la parte interna dell’articolazione ma i tendini della cuffia dei rotatori (un insieme di muscoli che avvolge la testa dell’omero) particolarmente soggetti a sovraccarico, quindi più a rischio infiammazione. Principalmente, si tratta dei tendini associati ai muscoli sovraspinato (o sovraspinoso), sottospinato (o sottospinoso), sottoscapolare e il capo lungo del bicipite.

I sintomi tipici sono dolore (anche notturno) che dalla spalla può irradiarsi alla mano e al rachide cervicale e limitazione dei movimenti (in rotazione ed elevazione).

Quali sono le cure più efficaci per risolvere questo doloroso problema? Risponde la Fisioterapia d’elezione.

Come curare la periartrite: primo step, un’accurata diagnosi

cura periartrite

La causa numero uno dell’insorgere della periartrite è il sovraccarico dovuto a fattori genetici, a rigidità del rachide cervicale oppure a scarso movimento.

Il ruolo dei muscoli cervicali è determinante: senza di essi (o se poco allenati) il braccio non si solleverebbe oltre i 90 gradi. Persone fuori forma presentano un’articolazione della spalla molto rigida ed una conseguente limitazione funzionale. La periartrite può colpire chiunque, dal sollevatore di pesi alla casalinga.

Altre cause possono essere infortuni, diabete, cattiva postura.

Per intraprendere una cura adeguata e mirata al caso singolo, è fondamentale eseguire una diagnosi accurata.

Innanzitutto, il medico ortopedico eseguirà una serie di test specifici per individuare il tendine responsabile del dolore. In seguito, per approfondire ed avere conferma di una sospetta periartrite, prescriverà l’esame strumentale più preciso ovvero la risonanza magnetica che mostra esattamente le condizioni dei tendini. L’ecografia non sarebbe altrettanto precisa.

Dai risultati della risonanza magnetica si potrebbe scoprire se i tendini sono soltanto infiammati oppure se presentano piccole/medie lesioni (molto comuni) a causa dell’usura. Il dolore, comunque sia, è scatenato dall’infiammazione.

Periartrite: quali cure?

periartrite

Il dolore scatenato dalla periartrite ha un decorso acuto di 15-20 giorni durante cui può essere avvertito anche a riposo. In seguito, si riduce pur ripresentandosi in fase di movimento.

Questa patologia si rivela abbastanza imprevedibile, capricciosa: il dolore può scomparire in modo spontaneo nell’arco di 1-6 mesi oppure diventare cronico e risolversi soltanto grazie a terapie mirate.

Quali sono le terapie necessarie e più efficaci per intervenire sulla periartrite?

In fase acuta, il medico prescriverà una terapia farmacologica (antinfiammatori non steroidei e antidolorifici per via orale oppure infiltrazioni a base di antinfiammatori, iniezioni di corticosteroidi o di acido ialuronico). I farmaci vanno assunti per un breve periodo: non risolvono il problema definitivamente, possono attenuare i sintomi dolorosi in via temporanea, presentano effetti collaterali e controindicazioni.

Il paziente può trovare giovamento anche dall’utilizzo di un tutore per la spalla.

Una volta superato il momento critico della fase acuta, sarà determinante affidarsi ad un Fisioterapista qualificato che, prima di procedere alla scelta dei vari trattamenti d’elezione, effettuerà un’importante valutazione.

Il nostro Centro Ryakos offre una prima visita gratuita con valutazione globale e distrettuale (comprensiva dei più importanti test) allo scopo di pianificare un programma terapeutico personalizzato, su misura per ogni paziente.

Si tratta di una valutazione fondamentale per la scelta di un trattamento mirato.

Come curare la periartrite: i trattamenti d’elezione più efficaci in Fisioterapia

terapia per la periartrite

In base ai risultati della valutazione globale e distrettuale, il Fisioterapista sceglierà tra i seguenti trattamenti strumentali d’elezione, i più efficaci e all’avanguardia per combattere infiammazione e dolore:

  • Tecarterapia ad azione antinfiammatoria, analgesica, decontratturante e rigenerante;
  • Laser Yag ad alta potenza, terapia rapida ed efficace;
  • Ultrasuoni
  • Onde d’urto.

Tecarterapia e Laser Yag ad alta potenza restano le due terapie migliori, le più efficaci in assoluto.

Le onde d’urto sono particolarmente indicate nel caso in cui vi siano calcificazioni a carico dei tendini della cuffia dei rotatori.

Una volta superato il dolore, il Fisioterapista procederà con lo sblocco ed il ripristino della funzionalità articolare per recuperare elasticità e forza muscolare attraverso le migliori terapie fisiche:

  • Terapia manuale eseguita dall’Osteopata;
  • Mobilizzazioni;
  • Esercizi terapeutici, allungamento del pettorale, rinforzo muscolare della cuffia, ginnastica riabilitativa e posturale;
  • Rieducazione Posturale Globale con metodo Mezieres per correggere eventuali scompensi posturali.

Come curare la periartrite ed evitare recidive: Rieducazione Posturale Globale

come curare la periartrite

Lo scopo principale del Fisioterapista è sicuramente risolvere il dolore, l’infiammazione, la rigidità e la limitazione funzionale muscolare e articolare causati dalla periartrite.

Una volta risolti, è importante puntare su un altro obiettivo per evitare recidive, soprattutto se la causa scatenante della patologia è una cattiva postura.

Per verificare la complessiva condizione posturale del paziente, il Fisioterapista lo sottoporrà all’Esame Baropodometrico. In caso di necessità (ovvero in presenza di deficit posturali), lo specialista consiglierà la Rieducazione Posturale Globale metodo Mezieres. E’ un metodo unico nel suo genere che consente di riequilibrare la postura di tutta la colonna vertebrale attraverso la messa in tensione globale eseguita dalla testa ai piedi. Riallunga tutta la catena muscolare posteriore, permette di recuperare la corretta posizione dei muscoli e ripristina la fisiologica funzionalità delle superfici articolari.

Quando ricorrere all’intervento chirurgico

In certi casi, la degenerazione dei tendini è tale da non rispondere efficacemente a nessuna terapia farmacologica e fisioterapica.

Talvolta, si verifica la rottura dei tendini che provoca notevoli limitazioni nei movimenti del braccio.

In questo caso, è necessario ricorrere all’intervento chirurgico finalizzato a riparare le strutture danneggiate.

L’eventualità di ricorrere all’operazione è abbastanza rara. In gran parte dei casi di periartrite, non è necessario l’intervento chirurgico per migliorare il dolore alla spalla.

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Lesione della cuffia dei rotatori

Lesione della cuffia dei rotatori: dalla diagnosi alla Fisioterapia

La lesione della cuffia dei rotatori è una forma di infiammazione particolarmente frequente che interessa la spalla. Perché si infiamma e degenera arrivando perfino a rompersi? Chiediamoci, innanzitutto, qual è il ruolo della cuffia dei rotatori nell’articolazione della spalla.

La cuffia dei rotatori è l’insieme dei 4 muscoli (sovraspinato, sottospinato, piccolo rotondo e sottoscapolare) e relativi tendini che originano dalla scapola ed avvolgono la testa omerale. Questi tendini, che si inseriscono sulla testa omerale, possono andare incontro ad infiammazione a seguito di una lesione traumatica o degenerativa (nel 90% dei casi).

L’importante funzione della cuffia è proteggere e stabilizzare la testa dell’omero nella cavità glenoidea della scapola consentendo di elevare e rotare l’arto. Sviluppa una forza diretta verso il torace e la sua azione viene coadiuvata dal capo lungo del bicipite (CLB), uno dei tendini di questo muscolo del braccio che attraversa l’articolazione della spalla.

Scopri tutto quello che c’è da sapere sulla lesione della cuffia dei rotatori, dai sintomi alle terapie conservative e fisiche, l’importanza e l’efficacia dei trattamenti di Fisioterapia d’avanguardia.

Lesione della cuffia dei rotatori: sintomi

cura della lesione della cuffia dei rotatori

Il quadro sintomatologico completo caratteristico della lesione della cuffia dei rotatori comprende:

  • Dolore, talvolta difficilmente localizzabile oppure localizzato nella regione antero-laterale della spalla, che si intensifica durante il movimento (di sollevamento e abbassamento del braccio) e regredisce con il riposo, ma che potrebbe anche accentuarsi durante il riposo notturno;
  • Deficit funzionale dovuto ad insufficienza del ritmo scapolo-omerale;
  • Debolezza muscolare;
  • Perdita del range di movimento, limitazione funzionale dell’articolazione della spalla, impossibilità di eseguire l’abduzione;
  • Sensazione di blocco;
  • Crepitio interno (una sorta di click) in fase di movimento e dolore riflesso al collo (sintomi meno comuni).

Cause

I sintomi possono variare in modo significativo a seconda dei casi e del tipo di lesione che può essere:

  • Acuta, che insorge a seguito di un trauma al braccio (caduta, sforzi eccessivi);
  • Degenerativa dovuta ad un progressivo logoramento del tendine per via di movimenti ripetuti, eseguiti durante l’attività sportiva o lavorativa.

Sono queste, dunque, le due principali cause di lesione della cuffia dei rotatori: acuta (traumatica) caratterizzata da dolore improvviso e degenerativa che può essere asintomatica o con comparsa graduale della sintomatologia dolorosa.

Di seguito, tutte le principali cause:

  • Microtraumi ripetuti dovuti al graduale deterioramento del tessuto tendineo per stress ripetitivo da overuse e sovraccarichi funzionali alla spalla (in determinate attività lavorative o sportive) che interessano generalmente il braccio dominante;
  • Traumi violenti (cadute, lussazioni);
  • Età avanzata;

–       Sindrome da conflitto subacromiale dovuta ad infiammazione e degenerazione dei tendini dei muscoli della cuffia dei rotatori che si inseriscono sulla testa dell’omero (posti tra questo e l’acromion);

  • Posture scorrette;
  • Debolezza dei muscoli della spalla;
  • Formazione di speroni ossei (osteofiti);
  • Mancanza di afflusso di sangue;
  • Patologie metaboliche come il diabete;
  • Cattive abitudini come il fumo;
  • Debolezza e perdita di elasticità dei tendini associata a calcificazione.

Spesso, la lesione della cuffia dei rotatori è associata a lesione del capo lungo del muscolo bicipite.

Esistono diversi tipi di lesione: dall’infiammazione tendinea (senza danni permanenti) alla lesione parziale o completa della cuffia che potrebbe richiedere l’intervento chirurgico.

Diagnosi

cuffia dei rotatori

La diagnosi completa per individuare un’eventuale lesione della cuffia dei rotatori comprende:

  • Esame obiettivo;
  • Anamnesi completa di test ortopedici specifici, capaci di riprodurre il conflitto (test di Jobe, Neer, Hawkins, Jocum, Lift Off Test);
  • Rx che serve a confermare la risalita dell’omero e ad escludere la presenza di calcificazioni dei tessuti molli, ma che non mostra chiaramente lo stato di salute dei tendini;
  • Ecografia che, pur potendo identificare le lesioni tendinee, non riesce a diagnosticare eventuali patologie ossee;
  • TAC per effettuare un esame completo dell’articolazione;
  • Risonanza Magnetica Nucleare per evidenziare dimensioni, esatta localizzazione ed entità della lesione ed escludere una lacerazione del muscolo della cuffia dei rotatori.

Durante la visita ortopedica, il test più utilizzato consiste nel far elevare il braccio a 90° di abduzione al paziente: mentre il paziente oppone resistenza, il medico tenta di spingere il braccio in adduzione. Durante il movimento di abduzione, se il paziente avvertirà dolore tra 90 e 110° di movimento, vorrà dire che il tendine interessato è il sovraspinoso. Se il dolore compare tra i 130 ed i 140° il problema interessa, invece, il tendine sottoscapolare.

In effetti, i due tendini più coinvolti nella lesione sono, generalmente, il sovraspinoso (detto anche sovraspinato) ed il sottoscapolare. Difficilmente, si verifica una lesione massiva della cuffia dei rotatori.

Lesione della cuffia dei rotatori: cure, rimedi, terapie

sintomi lesione cuffia dei rotatori

Per intervenire su dolore e infiammazione nella fase acuta, in base ai risultati degli esami diagnostici il medico ortopedico prescriverà:

  • Riposo con applicazione di una fascia ortopedica per un paio di giorni;
  • Utilizzo di un tutore;
  • Applicazione di ghiaccio (2-3 volte al giorno per 20 minuti nei primi 2 giorni);
  • Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e antidolorifici;
  • Infiltrazioni locali con cortisonici + anestetici e acido ialuronico se il dolore è particolarmente intenso;
  • Fisioterapia con trattamenti fisici strumentali e manuali e Riabilitazione attraverso esercizi terapeutici mirati al recupero funzionale dell’articolazione della spalla ed al rinforzo muscolare.

Se la lesione non risponde alla terapia conservativa oppure in caso di lacerazione della cuffia dei rotatori, talvolta è necessario ricorrere alla riparazione chirurgica in artroscopia, una tecnica mini invasiva.

Quando non è possibile intervenire chirurgicamente, l’unica forma di trattamento è la Fisioterapia.

In un primo momento, i farmaci possono dare sollievo dal dolore ma, col passare del tempo, questo può diventare costante o intensificarsi anche a riposo o di notte. Il passo più importante da fare, a questo punto, è rivolgersi ad un Fisioterapista qualificato.

Fisioterapia: la prima fase

fisioterapia cuffia dei rotatori

Gran parte delle lesioni alla cuffia dei rotatori vengono trattate con successo ricorrendo a trattamenti mirati di Fisioterapia ed esercizi specifici allo scopo di recuperare la funzionalità dell’articolazione ed il range di movimento rinforzando, allo stesso tempo i muscoli.

La scelta del tipo di trattamento più adeguato dipende da vari fattori: tipo di lesione (conflitto subacromiale, tendinopatia del sovraspinoso, ecc.), età del paziente,stile di vita, livello di attività.

Per questo motivo, il Centro Ryakos offre una prima visita gratuita con valutazione globale e distrettuale grazie alla quale sarà possibile, successivamente, programmare un percorso terapeutico personalizzato.

Una cosa è certa: una volta superata la fase acuta, il riposo assoluto dell’articolazione è controindicato come pure gli sforzi eccessivi ed i movimenti che tendono a peggiorare l’infiammazione.

Hai assunto farmaci ma il dolore ha ripreso a farsi sentire.

Nella prima fase del trattamento fisioterapico, dolore e infiammazione possono essere ridotti ed eliminati senza l’abuso di farmaci grazie alle seguenti terapie fisiche strumentali d’avanguardia:

–       Tecarterapia;

–       Laser Yag ad alta potenza;

–       Ultrasuoni;

–       Magnetoterapia;

–       TENS;

–       Onde d’urto ad azione antinfiammatoria e rigenerativa.

Fisioterapia e Riabilitazione: la seconda fase

In una seconda fase, quando sarai libero dal dolore, per il ripristino della mobilità articolare ed il rinforzo muscolare le migliori terapie fisiche sono:

  • Terapia manuale eseguita dall’Osteopata;
  • Esercizi terapeutici di stretching, mobilizzazione, rinforzo muscolare e propriocettivi da eseguire su indicazione e alla presenza del Fisioterapista esperto;
  • Kinesiotaping.

Inizialmente, verranno eseguiti esercizi in flesso-estensione e pendolari evitando l’extrarotazione. In seguito, si procederà al rinforzo dei muscoli del cingolo scapolare (deltoide, bicipite/tricipite, dorsale e pettorale) per, poi, eseguire movimenti intrarotatori ed extrarotatori della spalla con esercitazioni isometriche e isotoniche con l’utilizzo di elastici.

Fisioterapia e Riabilitazione rappresentano una soluzione importante sia in caso di terapia conservativa sia nella fase post-operatoria (dopo l’intervento in artroscopia).

Qui un video di alcuni esercizi per la cuffia dei rotatori a cura di Salute in movimento

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Capsulite Adesiva

Capsulite adesiva (spalla congelata): sintomi, cause, cure, terapia

Una delle patologie infiammatorie che colpisce più di frequente soprattutto donne in età compresa tra i 35 ed i 60 anni è la capsulite adesiva (spalla congelata). Col passare del tempo, questa patologia porta ad una graduale perdita della mobilità attiva e passiva dell’articolazione omero-scapolare fino alla rigidità totale. Spesso, purtroppo, viene confusa con una semplice infiammazione o un dolore del collo. Una diagnosi corretta e tempestiva può rendere la cura più efficace e rapida.

La capsulite adesiva si manifesta con un dolore subdolo, graduale o improvviso, che può coinvolgere la spalla sinistra o destra.

In questo approfondimento, descriviamo sintomi, cause, diagnosi, cure, terapia conservativa e trattamenti di Fisioterapia d’elezione per accelerare il processo di guarigione e risolvere rapidamente il problema.

Capsulite adesiva (spalla congelata): cos’è

spalla congelata

La spalla è costituita da tre segmenti (omero, scapola, clavicola). La capsulite adesiva (detta anche Frozen Shoulder) colpisce soprattutto l’articolazione tra omero e scapola.

La capsula articolare, una sorta di manicotto di tessuto connettivo denso, avvolge l’articolazione stabilizzando e supportando i due capi ossei. La spalla diventa ‘congelata’ quando i tessuti di questa capsula si ispessiscono e si cicatrizzano causando rigidità, aderenze e perdita di elasticità che portano ad una riduzione nello scorrimento di fluido sinoviale.

Le due tipologie di spalla congelata (capsulite adesiva)

A seconda del meccanismo patologico, la capsulite adesiva può essere:

  • Primaria ovvero idiopatica, che insorge spontaneamente e gradualmente nel corso di alcune settimane, di solito unilaterale. Colpisce soprattutto le donne (tra i 35 ed i 60 anni).
  • Secondaria, che si manifesta a seguito di esiti di frattura dell’arto superiore, traumi distorsivi o diretti sulla spalla. Interessa prevalentemente il braccio dominante e la prognosi è migliore in caso di diagnosi precoce (a differenza della forma primaria).

Cause e fattori di rischio

Non sono state ancora riconosciute le cause univoche responsabili della capsulite adesiva (spalla congelata) che viene considerata una patologia associata ad un processo infiammatorio. Provoca la formazione di aderenze tra capsula articolare e collo anatomico dell’omero.

I possibili fattori di rischio e cause sono:

  • Traumi a carico della spalla (frattura, contusione, lussazione);
  • Avanzamento dell’età:
  • Sesso, in quanto le donne rischiano la patologia tre volte di più degli uomini;
  • Diabete;
  • Malattie autoimmuni o disfunzioni tiroidee (iper/ipotiroidismo);
  • Malattie sistemiche (artrite, patologie cardiovascolari, ipercolesterolemia, morbo di Parkinson);
  • Storia passata di una lesione alla spalla;
  • Lungo periodo di immobilità forzata, a seguito di un infortunio e di un intervento chirurgico;
  • Utilizzo prolungato ed abuso di certi farmaci.

Sintomi

capsulite adesiva

I segni e sintomi per riconoscere la capsulite adesiva (spalla congelata) sono:

  • Dolore acuto, intenso, costante soprattutto alla parte superiore esterna della spalla. Si manifesta, di solito, in modo progressivo e tende a peggiorare di notte; talvolta è associato a gonfiore;
  • Limitazione articolare su tutti i piani del movimento della spalla (specie, in rotazione esterna);
  • Rigidità articolare:
  • Intorpidimento della mano (nei casi più gravi).

Chi ne soffre può sviluppare disturbi del sonno.

Diagnosi

La diagnosi clinica completa della patologia comprende:

  • Esame obiettivo e anamnesi del paziente abbinata ad alcuni test specifici;
  • Rx per controllare la presenza di altre eventuali lesioni specifiche (calcificazioni articolari) o segni di artrosi;
  • Ecografia e Risonanza Magnetica Nucleare per escludere o meno la presenza di patologie come la lesione della cuffia dei rotatori, infiammazioni dei tessuti, lesioni tendinee, ecc.;
  • Esami del sangue, se si sospettano malattie come diabete, ipercolesterolemia, disfunzioni della tiroide.

Capsulite adesiva: cure, terapia conservativa, Fisioterapia

capsulite adesiva terapia

Per velocizzare i tempi di guarigione, è importante effettuare un trattamento tempestivo.

Il primo step per intervenire sulla capsulite adesiva (spalla congelata) è ridurre il dolore, dopodiché si procederà a ripristinare la funzionalità dell’articolazione.

La terapia conservativa comprende:

  • Farmaci antinfiammatori non steroidei e analgesici;
  • Riposo e immobilizzazione del braccio;
  • Utilizzo di un tutore;
  • Infiltrazioni di cortisone o di acido ialuronico per attenuare il dolore e favorire la mobilità articolare;
  • Terapie fisiche strumentali di Fisioterapia abbinate a terapie manuali ed esercizi terapeutici (di allungamento e mobilizzazione) per migliorare il range di movimento.

Raramente, nei casi più gravi, quando la terapia conservativa risulta inefficace è necessario ricorrere ad un intervento chirurgico di rilascio capsulare in artroscopia per rimuovere la parte del tessuto capsulare danneggiato.

Spalla congelata: l’importanza della Fisioterapia d’elezione

Dopo il periodo di riposo prescritto dal medico ortopedico, è necessario l’intervento del Fisioterapista per il recupero della funzionalità e mobilità articolare. La parola d’ordine è evitare che la spalla si irrigidisca.

Per eliminare dolore e infiammazione, le terapie fisiche strumentali più efficaci ed avanzate sono:

–       Tecarterapia;

–       Laser Yag ad alta potenza;

–       Ultrasuoni;

–       Magnetoterapia;

–       TENS;

–       Onde d’urto.

Per ripristinare la funzionalità articolare, si rivelano di grande utilità le seguenti terapie fisiche:

  • Terapia manuale eseguita dall’Osteopata;
  • Linfodrenaggio (in caso di gonfiore articolare);
  • Esercizi terapeutici per il recupero del tono muscolare ed il ripristino della funzionalità articolare (stretching, mobilizzazione, rinforzo muscolare).

 Capsulite adesiva (spalla congelata): esercizi terapeutici

Gli esercizi terapeutici descritti di seguito devono essere svolti su indicazione e alla presenza di un fisioterapista in fase di riabilitazione. Servono a velocizzare il recupero della funzionalità articolare.

I più comuni ed efficaci esercizi da eseguire con la corretta tecnica di respirazione sono:

  • esercizio a pendolo (tipo Codman) di rilassamento dell’arto compromesso, utile anche nella fase di riscaldamento o defaticamento per migliorare la funzionalità articolare e prevenire infortuni;
  • esercizio di rotazione interna ed estensione della spalla;
  • stretching dei muscoli della spalla allo scopo di recuperare l’elevazione passiva anteriore e l’extrarotazione. Vanno eseguiti quotidianamente (almeno 10-15 minuti al giorno) sia presso il centro Ryakos sia a casa del paziente debitamente istruito;
  • esercizi di rinforzo muscolare, in base ai limiti dell’articolazione recuperata, in elevazione anteriore e, in seguito, in extrarotazione. Servono ad aumentare progressivamente la resistenza;
  • esercizi propriocettivi, essenziali per rieducare la spalla ad improvvise sollecitazioni.

Via, via che si raggiungono progressi, gli esercizi andranno potenziati sia nei carichi sia nel numero di serie da eseguire in proporzione al livello di attività del paziente.

Prima visita gratuita al Centro Ryakos per un trattamento tempestivo

Roberto Franzese, Massofisioterapista titolare del Centro Ryakos, conosce fin troppo bene l’importanza di una diagnosi accurata e di un trattamento tempestivo di qualsiasi patologia, non soltanto della capsulite adesiva (spalla congelata).

Per questo motivo, il Centro Ryakos offre una prima visita gratuita con valutazione globale e distrettuale.

Avere un quadro chiaro delle tue condizioni è essenziale per pianificare, in seguito, un programma terapeutico personalizzato.

Per saperne ulteriormente puoi acquistare il libro che ho scritto per il dolore alla spalla con descrizione di anatomia, patologia, test muscolari, test ortopedici ed esercizi fai da tè per guarire dal dolore della spalla.

Tendinite del sovraspinoso

Tendinite del sovraspinoso: Cos’è?

La tendinite del sovraspinoso indica un’infiammazione di uno dei tendini della spalla e quindi della cuffia dei rotatori.

La cuffia dei rotatori della spalla e composta da 4 tendini quali: sovraspinoso, sottospinoso, sottoscapolare e piccolo rotondo.

La sua funzione è quella appunto di permettere i vari movimenti dell’articolazione scapolo-omerale.

Uno di tendini più soggetti ad usura e infiammazione è per l’appunto il tendine sovraspinoso.

Il muscolo sovraspinoso ha una duplice funzione ovvero muovere il braccio nei movimenti di abduzione e rotazione esterna.

La tendopatia del sovraspinoso è causata da un trauma, da un iperuso articolare come in caso di pesistica o dalla degenerazione dei tessuti.

Inoltre un danneggiamento del sovraspinoso (tendinosi del sovraspinoso) avviene quando vi è una caduta sulla spalla o un movimento brusco indietro.

Come si diagnostica la tendinite del sovraspinoso o sovraspinato?

La diagnosi di tendinopatia del sovraspinoso è di tipo clinico e strumentale.

L’Ortopedico eseguirà dei movimenti di abduzione con e senza resistenza. Verrà eseguito un test a 90 gradi di abduzione ove verrà chiesto al paziente di opporre resistenza contro la spinta in adduzione da parte dello specialista.

Altro test sarà quello di far sollevare il braccio al paziente chiedendo un’abduzione e se il dolore comparirà tra i 90 e i 110 gradi di movimento allora sicuramente vi sarà una problematica a carico del muscolo e del tendine.

Oltre ai test ortopedici il medico potrà richiedere un’esame ecografico, una radiografia e una risonanza magnetica con o senza mezzo di contrasto in base alla necessità e/o gravità della patologia e per valutare lesione o rottura.

Come si cura le Tendinite spalla del Sovraspinoso?

La tendinite del sovraspinoso o sovraspinato si cura sia da un punto di vista medico che fisioterapico.

Il medico prescriverà farmaci antinfiammatori Fans( Non steroidei) e/o infiltrazioni di Cortisone o Acido Ialuronico in base alla valutazione del dolore e della limitazione della mobilità articolare. Particolare attenzione va fatta per le infiltrazioni cortisoniche poichè potrebbero comportare danni a livello del tendine sovraspinato e cartilagineo.

Possono essere eseguiti applicazioni ed impacchi di arnica per alleviare dolore e infiammazione.

Tutore: quando usarlo?

Molto utile soprattutto nella prima fase, quella acuta, l’utilizzo di un tutore che consente di tenere a riposo la spalla favorendo la guarigione senza fare movimenti errati che possono peggiorare l’infiammazione.Il Fisioterapista invece eseguirà in un primo momento un trattamento che mira a risolvere l’infiammazione e il dolore tramite l’ausilio di apparecchiature elettromedicali avanzate.Gli strumenti più usati e con un alto indice di efficienza in questi casi risultano essere: onde d’urto ( terapia di elezione in caso di tendiniti con e senza calcificazione) , Laserterapia antalgica Yag (per un effetto antalgico-antinfiammatorio immediato) e la tecarterapia.

Si consiglia utilizzo di un tutore nella fase acuta per immobilizzare spalla e gomito nel caso di lesione tendine di grado alto.

Migliorata la fase algica e infiammatoria si procederà a riabilitare l’arto colpito da infiammazione che risulterà avere limitazione, mancanza di elasticità e forza muscolare.

Esercizi utili risulteranno quelli di stretching appunto del muscolo e del tendine del sovraspinoso nonchè di tutti i muscoli della cuffia dei rotatori.Verranno proposti esercizi eccentrici per migliorare sia l’elasticità che la forza muscolo-tendinea.

Molto utile sarà il trattamento manuale che risolverà eventuali trigger point( muscoli contratti e attivi che danno dolore riferito) e migliorerà ulteriormente la mobilità articolare poichè il fisioterapista eseguirà tecniche specifiche su tutte le articolazioni della spalla e sulle varie articolazioni della scapolo-omerale.

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Periartrite: che cosa è? come si cura?

Periartrite scapolo omerale: un dolore terribile alla spalla.

 La periartrite scapolo-omerale (PSO) indica una sofferenza  a livello dell’articolazione della spalla.

In particolare è un termine generico che indica un’infiammazione e/o degenerazione dei tessuti molli quali tendini, borse, legamenti, connettivo, cartilagini.

Spesso i tendini più sollecitati sono quelli della cuffia dei rotatori e risultano essere il tendine del sovraspinoso, il capo lungo del bicipite e sotto-scapolare. Inoltre può esserci una sofferenza a livello subacromiale, una sublussazione del capo lungo del bicipite o una lesione del cercine chiamata lesione SLAP.

Tuttavia vi può essere un’ irradiazione alla mano e al rachide cervicale, con netta limitazione funzionale.

Pertanto si capisce chiaramente che il termine Artrosi o Artrite Scapolo Omerale è ormai in disuso e il paziente necessita di una diagnosi più precisa.

Questa è una delle patologie reumatiche più frequenti che colpisce la spalla.

Interessa soggetti in età compreso tra i 40 e i 60 anni  di entrambi i sessi.

Spessissimo il dolore limita il riposo notturno e il dolore si irradia fino al dorso della mano.

Periartrite spalle: diagnosi

La diagnosi di periartrite alla spalla è sia clinica che strumentale. Il medico/terapeuta effettueranno una serie di test articolari, muscolari e ortopedici per capire la cause e l’origine del dolore.

Verrà valutata l’articolazione scapolo omerale, l’acromion- claveare, la streno-clavicolare, la scapolo-toracica e il rachide cervicale e dorsale.

Inoltre dovranno essere eseguiti dei test di tipo muscolare che danno dolore riferito.

Questi test verranno eseguiti dal Fisioterapista che conosce le sindromi miofasciali e pertanto è in grado di differenziare un dolore meccanico/infiammatorio da un dolore muscolare.

Nel caso un cui il medico lo ritenga opportuno prescriverà un’indagine radiografica o un’ecografia della cuffia dei rotatori.

Tuttavia nel caso in cui si voglia andare più a fondo verrà eseguito una risonanza magnetica con contrasto per la valutazione della cuffia dei rotatori o di una lesione Slap.

Indagini strumentali: Radiografia può mettere in evidenza delle calcificazioni periarticolari, ecografia, risonanza magnetica, tac.

Periartrite spalla sintomi

I sintomi in caso di periartrite della spalla sono il dolore, la limitazione di movimento e la perdita di forza dell’ arto colpito.

Quando la causa è una problematica a carico del sovraspinoso vi è un deficit dei movimenti di abduzione e di intrarotazione, mentre nel caso vi sia un problema al capo lungo del bicipite vi è dolore e limitazione di movimento durante la flessione anteriore.

E’ facile confondere però una tendinite del sovraspinoso da una tendinite del sottoscapolare poichè il dolore compare in entrambi i casi nel movimento di abduzione, essendo entrambi abduttori, ma la differnza sostanziale è che il sovraspinoso da dolore tra i 90 e i 110 gradi di movimento laterale mentre il sottoscapolare tra i 130/150 gradi movimento.

Quali sono le cause della periartrite scapolo-omerale?

Le cause di una periartrite scapolo-omerale sono molteplici e possono essere di natura traumatica, degenerativa o da sovraccarico.

Le più frequenti sono di natura degenerativa e interessano i tendini della cuffia dei rotatori, le articolazioni gleno-omerale, l’acromion-claveare, la cartilagine, il cercine glenoideo, il capo lungo del bicipite e talvolta la causa risiede a livello del rachide cervicale.

Pertanto nella valutazione Medica devono essere valutate si tutte le articolazioni della spalla e non deve mai mancare un esame obiettivo del rachide cervicale tramite test di mobilità regionale.

Periartrite Cura

Il medico puó consigliare in questa fase iniziale e quando vi è un blocco importante articolare un infiltrazione di cortisone per poi procedere con un adeguato trattamento riabilitativo.

Utile le applicazioni di ghiaccio e farmaci analgesici e antinfiammatori Fans nella fase acuta anche se le patologie della spalla sono molto resistenti ai farmaci.

Quando usare un tutore per la spalla?

Nella fase acuta i pazienti trovano giovamento al braccio applicando della pomata all arnica sulla zona dolorosa e soprattutto dall utilizzo di un tutore.

Fisioterapia in caso di Periartrite

Il trattamento riabilitativo prevede l’utilizzo di terapia fisica strumentale per lenire il dolore e curare eventuali infiammazioni.

Gli strumenti piú usati e d’avanguardia sono laserterapia, tecarterapia, onde d’urto, tens, ionoforesi.

Successivamente si lavorerà per migliorare la mobilità con esercizi passivi e attivi contro resistenza andando a lavorare sui movimenti limitati. Nel caso non si riuscisse a recuperare totalmente la mobilità si può ricorrere al trattamento di un’osteopata.

Ecco un Video con alcuni esercizi utili per la periartrite.

Un esercizio utile per il paziente sarà quello del pendolo di Codman ovvero  utilizzare un peso da un kilogrammo impugnandolo,  favorendo la forza di gravità e con oscillazioni lente in tutti i piani di movimento dello spazio per decoattare l’articolazione della spalla. Ripetere per più volte durante la giornata per un minuto per ripetuta.

Altro esercizio utile risulta essere portare a livello del capo un bastone impugnato con due mani ripetendo l’esercizio per 3 serie da 10 ripetute.

Riepilogando il trattamento riabilitativo della Periartrite Spalla prevede

• in fase acuta : immobilizzazione della spalla temporaneamente, crioterapia, farmaci analgesici, iniezioni cortisone
• in fase subacuta : il trattamento più indicato risulta essere la tecarterapia per il suo alto indice di efficienza.

Molto importanti poi risulteranno esercizi di riabilitazione attivo/passivi con e senza resistenza che permetteranno ai tessuti di ripristinare la loro elasticità, forza e tono-trofismO.

Per saperne ulteriormente puoi acquistare il libro che ho scritto per il dolore alla spalla con descrizione di anatomia, patologia, test muscolari, test ortopedici ed esercizi fai da tè per guarire dal dolore della spalla.