La Fascite Plantare è una patologia del piede che colpisce appunto la pianta e il tallone. Il piede è il punto fisso al suolo su cui poggia l’intera struttura del corpo. Ci consente di assumere la postura eretta e di spostarci nello spazio.
Il piede è un effettore ed un recettore per cui riceve ed esegue comandi centrali, tramite i muscoli ed al centro (cervello) fornisce informazioni tramite esterocettori propri (presenti sulla pianta del piede) e propriocettori (i muscoli, la fascia plantare, i tendini e le articolazioni per una sua corretta funzionalità). La fascia plantare è un supporto statico per l’arco longitudinale del piede ed è costituito da una spessa e fibrosa banda di tessuto connettivo suddivisa in mediale, laterale e centrale. Essa estende in fasci singoli, lungo l’arco longitudinale mediale e si inserisce sulla base di ciascuna falange prossimale.
Nel ciclo della deambulazione, nell’appoggio digitale (propulsione), il calcagno si solleva dal suolo, le dita si flettono dorsalmente ad artiglio e l’aponeurosi plantare si accorcia per poi allungarsi nuovamente, con l’aumento del carico ed agire come ammortizzatore, ma la sua capacità di allungarsi è limitata (riduzione elasticità dovuta anche all’età) e da qui, allunga ed accorcia, se vi è una qualsiasi anomalia , nasce l’infiammazione detta “fascite plantare”.
Pur non essendo una patologia grave la fascite plantare può essere invalidante. L’infiammazione della fascia, di tessuto simile ad un tendine, partendo dal tallone e attraversando tutto il piede va ad innestarsi alla base delle dita e può ridurre notevolmente le attività di vita quotidiana e lavorativa del soggetto, riducendo la sua qualità di vita.
La fascite plantare è più frequente nei maratoneti, ballerini, tennisti e tra coloro che hanno una stazione eretta protratta per un lungo periodo (insegnante, dentista) o per chi è in soprappeso e per chi calpesta superfici dure e rigide; l’appoggio del tallone produce microtraumi diretti e ripetuti. Inoltre un piede piatto o un calcagno valgo produce una maggiore tensione sulla fascia predisponendo il paziente alla fascite plantare, così come un piede cavo e un gastrocnemio poco elastico. Anche lo sperone calcaneare è predisponente alla fascite plantare, specie nei pazienti di una certa età, perché la fascia diventa meno elastica. La presenza della spina calcaneare attraverso l’ipersollecitazione della fascia è associata nel 50% dei pazienti alla fascite plantare.
Fascite Plantare sintomi
La fascite plantare è caratterizzata da una fitta dolorosa al tallone a livello dell’inserzione della fascia plantare. Il dolore si avverte al mattino o dopo aver camminato a lungo; si presenta e si acuisce nel salire le scale, alzarsi sulla punta dei piedi o dopo un riposo prolungato. A distanza di tempo è subdolo ma presente al mattino o alzandosi dalla sedia dopo un po’ di tempo.
La tensione dell’aponeurosi , in dorsi – flessione delle dita e della caviglia, scatena dolore. La fascite plantare comporta anche una rigidità del tendine di Achille.
Nel maratoneta, spesso nei casi più leggeri, vi è un dolore acuto che permane per tutta la durata della corsa, perché si riscalda la fascia e il tendine di Achille e non produce limitazioni , ma subito dopo , raffreddandosi, si instaura dolore intenso e localizzato da impedire anche la deambulazione.
La fascite plantare può apparire in forma acuta, dopo uno sforzo intenso, o essere progressiva.
Eziologia e fattori di rischio della fascite plantare
La fascite plantare colpisce prevalentemente le donne e può presentarsi dopo un allenamento intenso, come la corsa o l’aerobica; i sintomi si esacerbano principalmente in primavera, quando i soggetti per la lunga inattività invernale esagerano negli allenamenti.
Causa predisponente sono le scarpe non idonee, tacchi altissimi o scarpe che non ammortizzano le tensioni a livello del tallone ( sneachers, ballerine ecc. …).
Nei corridori (specie maratoneti) valutare errori durante l’allenamento ( scarpe scadenti, tecniche scorrette, aumento considerevole della distanza, pendii esagerati).
Diagnosi e valutazione della Fascite
La diagnosi della fascite plantare è subordinata all’anamnesi e all’esame obiettivo del paziente.
Oltre ad una visita specialistica è necessario un esame scrupoloso dell’appoggio del piede con podoscopio, esame baropodometrico e stabilometrico, senza dimenticare un esame in ortostatismo del rachide in toto ed in ultimo un ecografia nella zona di inserzione della fascia; per un eventuale diagnosi differenziale (frattura da stress del calcagno)si utilizza una scintigrafia ossea non evidenziabile, la frattura da stress, con una radiografia (RX).
Il piede può essere indice, anzi spesso si adatta, per un deficit di altre strutture a monte., quindi si rende necessario una valutazione biomeccanica dei piedi e di altri componenti considerando :
L’insorgere del dolore al tallone può avere diverse origini per cui necessita di una visita accurata per diagnosticare una fascite plantare, escludendo tutte le altre possibili cause, quindi il dolore può essere prodotto anche da :
Trattamento posturale, quando è richiesto da cause accertate.
A seguire tratteremo in modo più esaustivo : stretching , terapie strumentali e terapie manuali di competenza del fisioterapista nella cura della fascite plantare e trattamenti posturali a cura del posturologo.
Lo stretching nella fascite
Lo stretching della fascia e del tendine achilleo, ripetuto tutti i giorni , è il trattamento più efficace per combattere e risolvere il sintomo del dolore.
Spronare il paziente, anche se inizialmente avvertirà dolore ad eseguire lo stretching :
4 / 5 volte al giorno per 5 / 10 ripetizioni;
Da seduto, a ginocchio flesso e calcagno poggiato a terra, tirare indietro le 5 dita in modo da allungare la fascia plantare. La tenuta è per 10 secondi con ripetizioni di 10 volte al giorno;
Da seduto iperestendere le metacarpofalangee spingendo sul polpaccio per 30 secondi con 5 ripetizioni per seduta;
Stiramento della fascia ponendo il piede contro il muro:
Inginocchiarsi, piegare le dita dei piedi e sedersi sui talloni delicatamente senza molleggiare
Stretching del podista o del corridore
Stiramento del soleo con ginocchio flesso e le mani poggiate al muro;
Stiramento del gastrocnemio con ginocchio esteso e flesso quello da trattare, allungare delicatamente, sempre con le mani contro il muro;
Stiramento del tendine di Achille su pedana inclinata e mani poggiate al muro.
Tutte queste manovre devono essere effettuate delicatamente senza andare oltre certi limiti, pena di infiammazione perdurante.
Nei casi più resistenti ai trattamenti su menzionati per la risoluzione della fascite plantare si può ricorrere ad utilizzare :
Il gesso per 1 mese;
Ortesi (plantari)
Ortesi notturna;
Iniezione di cortisone;
Fisioterapia strumentale massaggio profondo;
Intervento chirurgico nei casi di non risoluzione.
La Fisioterapia nella fascite plantare
Il fisioterapista può utilizzare: ultrasuoni, onde d’urto, tecar, terapie manuali.
L’efficacia terapeutica degli ultrasuoni è dovuta a quattro effetti differenti in grado di agire in sinergia :
effetto termico con un innalzamento della temperatura della fascia interessata
effetto meccanico con un micromassaggio ad alta frequenza prodotto dal movimento delle particelle dei tessuti attraversati dall’onda ultrasonica
effetto chimico con parziale modifica del pH locale e della permeabilità delle membrane cellulari
effetto di cavitazione con la generazione in un fluido di piccole bolle di gas.
Gli ultrasuoni possono essere utilizzati a contatto diretto della testina sulla cute con l’interposizione di gel conduttivo, che permette lo scivolamento, e con una leggera pressione con movimento circolari o perpendicolari, oppure ad immersione quando la zona da trattare non sopporta il contatto diretto o è piccola ed irregolare; si immerge la zona da trattare in una bacinella insieme alla testina dell’ultrasuono.
L’ultrasuono come in altre patologie, ha :
Rappresentano la Terapia di elezione in caso di Fascite. Tramite la stimolazione con le onde d’urto il paziente avvertirà notevoli miglioramenti sin da subito quali:
riduzione del dolore
diminuzione del’ infiammazione
minor tensione muscolo-tendinea
Grazie a questo sistema terapeutico il numero di sedute si riduce come i tempi di recupero.
Le sedute non vanno mai oltre le 6 applicazioni. Sono applicazioni di circa 10 minuti ognuna e vengono eseguite a distanza di 48/72 ore per un massimo di due volte a settimana.
Peculiarità delle Onde D’urto è quella di stimolare la formazione di nuovi vasi sanguigni fenomeno chiamato neoangiogenesi.
Rappresenta secondo gli Esperti del settore il miglior trattamento strumentale in caso di infiammazione della pianta del piede.
Il nostro centro dispone di apparecchiature per onde d’urto Storz le migliori in circolazione e le più affidabili visto che la casa produttrice utilizza tecnologie di produzione svizzera. Ecco un Video delle Onde D’urto
Tecarterapia
La tecarterapia è una radiofrequenza è rappresenta uno dei trattamenti più richiesti in caso di fascite soprattutto nelle fasi più acute della patologia.
Tale strumento consente di migliorare notevolmente il dolore e l’infiammazione e permette al Fisioterapista di eseguire tecniche manuali per migliorare la mobilità articolare, le contratture muscolari e ll’elasticità tessutale.
Utilizzato e nato per la Medicina dello Sport nel lontano 1998 oggi giorno viene eseguita in caso di fascite con o senza sperone calcaneare e in tutte le patologie osteo-articolari e muscolo-tendinee.
Ha un alto indice di efficienza ed è privo di contrindicazioni.
Il nostro centro dispone delle migliori apparecchiature Human Tecar.
Terapia Manuale
La terapia manuale risulta essere un sopporto molto valido per il Fisioterapista che combinando tecniche strumentali e manuali riesce ad agire sia sul dolore e sull’ infiammazione che sulla mobilità articolare.
Il terapeuta esperto esegue tecniche manipolatorie della caviglia di ogni singola articolazione, dei muscoli della pianta, del tricipite surale.
Inoltre viene eseguita una valutazione del bacino, del ginocchio e dell’ anca per valutare eventuali blocchi articolari o disfunzioni che possono provocare dolore a distanza.
Tramite questo particolare metodo di rieducazioone Posturale globale chiamato Mezieres si va ad agire sull’ intera postura del paziente andando a riallungare ed elasticizzare tutti i muscoli della catena posteriore che il più delle volte risultano essere rigidi e accortciati causando deficit posturali.
Le metodiche di approccio, per la risoluzione della fascite, sono tante basta affidarsi a professionisti adeguati e competenti.
Se anche tu soffri di Fascite Plantare chiamaci per una Visita Gratuita allo 0813419278
Massofisioterapista specializzato in terapia fisica strumentale, nel trattamento delle sindromi dolorose e in rieducazione posturale Mezieres. Iscritto all’Ordine TSRM delle Professioni Sanitarie
Massofisioterapista specializzato in terapia fisica strumentale, nel trattamento delle sindromi dolorose e in rieducazione posturale Mezieres. Iscritto all'Ordine TSRM delle Professioni SanitarieGuarda il profilo completo
Comments (2)
Maria Rosaria De Vita
Buongiorn9, La fascite plantare può portare anche dolori alle anche o più in generale alle gambe?
Maria Rosaria De Vita
Buongiorn9, La fascite plantare può portare anche dolori alle anche o più in generale alle gambe?
Roberto Franzese
assolutamente no