Ernia Cervicale

Ernia cervicale: cos’è e quali sono le cure più efficaci
Indice
Per poter capire cos’è un’ ernia cervicale e quali conseguenze comporta, dobbiamo prima fornire un breve cenno di anatomia della colonna cervicale.
Il tratto cervicale della colonna vertebrale rappresenta un complesso funzionale grazie al quale è possibile orientare la testa nello spazio.
Dal punto di vista scheletrico, il rachide cervicale è formato da un insieme di 7 segmenti ossei sovrapposti, chiamati vertebre; tra una vertebra e l’altra si sovrappone il disco intervertebrale.
Il disco intervertebrale è un cuscinetto fibrocartilagineo formato esternamente da un anello fibroso e internamente da una massa gelatinosa chiamata nucleo polposo. Quest’ultimo contiene un’altissima percentuale d’acqua ed è perciò capace di spostarsi avanti e indietro durante i movimenti di flesso-estensione della testa e lateralmente durante quelli di inclinazione laterale.
I dischi quindi si deformano per dare dinamicità alla colonna cervicale, svolgono l’importantissima funzione di ammortizzatori e di distributori delle varie sollecitazioni, pressioni e urti a cui il tratto cervicale è sottoposto sia in statica sia durante i movimenti.
L’insieme delle vertebre non solo cervicali ma dell’intera colonna formano, grazie ad un foro chiamato foro vertebrale, il canale vertebrale nel quale è contenuto il midollo spinale con le sue meningi.
Il midollo spinale presenta lateralmente dei prolungamenti chiamati radici dei nervi spinali che sono in numero di 32 paia in quanto esistono 2 radici per ogni nervo spinale, una con funzione motrice e l’altra con funzione sensitiva.
Il canale vertebrale è rinforzato dal legamento longitudinale posteriore che decorre proprio all’interno del canale addossato ai dischi intervertebrali. Il legamento longitudinale anteriore decorre all’esterno del canale, lungo tutta la colonna vertebrale.
Cos’è l’ernia cervicale?
Dopo aver spiegato come è composto il tratto cervicale, sarà facilissimo capire cos’è un ernia cervicale. Altro non è che la fuoriuscita del nucleo polposo dalla sua sede anatomica.
In particolari condizioni di sollecitazioni meccaniche, il nucleo polposo può rompere l’anello fibroso e fuoriuscire dalla sua sede di origine. Può arrivare a perforare il legamento longitudinale posteriore ed andare così a comprimere il canale vertebrale o le radici dei nervi spinali, con conseguenti dolori dovuti, appunto, alla compressione dei nervi spinali.
Quali sono le cause che portano ad un’ernia cervicale?
L’ernia cervicale può essere provocata da diversi fattori:
• Traumi diretti, a causa di un incidente (ad esempio, il colpo di frusta nei tamponamenti in auto), ma anche traumi dovuti ad un eccessivo carico sulla colonna cervicale;
• Microtraumi ripetuti nel tempo, come avviene in alcuni sport o durante la guida di uno scooter. A lungo andare, queste sollecitazioni vanno ad indebolire l’anello fibroso con conseguente fuoriuscita del materiale discale;
• Posture scorrette. Al giorno d’oggi le posture sbagliate sono responsabili della maggior parte delle affezioni muscolo-scheletriche. Tali posture sono favorite dai lavori sedentari e dall’ossessione per il cellulare, che ci porta a stare ore con il collo anteposto e il capo chinato con conseguente alterazione del carico. La distribuzione delle linee di carico ne risulta alterata e ciò provoca la fessurazione dell’anello fibroso.
• Invecchiamento: i processi di invecchiamento incidono essenzialmente sul disco, il cui nucleo si disidrata, si appiattisce e si frammenta. Generalmente, è la posizione posteriore dell’anello fibroso (il quale sopporta gran parte del carico) che cede permettendo la fuoriuscita del nucleo polposo, dando luogo ad un ernia posteriore;
• Fattori genetici, una predisposizione genetica può contribuire allo sviluppo di ernie discali: infatti spesso i membri di una stessa famiglia ne soffrono;
• Sovraccarichi funzionali, è il caso di chi fa lavori pesanti o sport estremi. Queste persone tendono a sovraccaricare i muscoli e le articolazioni, con conseguente usura dei dischi e del legamento longitudinale posteriore.
Non confondiamo l’ernia con la protrusione discale
Prima di elencare i sintomi e le conseguenze che comportano le ernie cervicali, ci teniamo a farvi capire la differenza tra l’ernia e la protrusione discale.
Si può parlare di protrusione discale quando il disco intervertebrale si trova nella sua posizione fisiologica ma risulta indebolito e inizia a sfaldarsi.
La protrusione riguarda l’anello fibroso che, essendo indebolito, inizia a deformarsi e a dare cenni di cedimento ma non c’è fuoriuscita del nucleo polposo. Solo quando l’anello fibroso si rompe e il nucleo fuoriesce siamo in presenza di ernia.
Ad ogni modo, la sintomatologia può già comparire durante la protrusione, essendo questa zona molto sensibile in quanto ricca di radici nervose. Per poter comprende tutto sul rachide cervicale ti consiglio l’acquisto del mio libro.

Ernia cervicale sintomi: quali sono?

Il principale sintomo dell’ernia cervicale è il dolore, che può essere localizzato al collo (cervicalgia) o irradiarsi ad un braccio (cervicobrachialgia) per mezzo della compressione o dell’irritazione di una o più radici nervose.
Il dolore si irradia nel territorio di innervazione della radice compressa.
Il dolore può essere costante o intermittente (a tratti), acutizzato da determinati movimenti del capo come la rotazione.
Altri sintomi possono essere:
o Astenia, debolezza muscolare del braccio;
o Disturbo della sensibilità, generalmente alle dita con presenza di formicolio. Caratteristica è la sensazione che la mano si addormenti;
o Cefalee, esacerbate da agenti climatici come l’esposizione al freddo e all’umidità, che possono accentuarsi durante il sonno e a causa di posture prolungate (guidare per ore);
o Deficit muscolare- In presenza di ernia, spesso i muscoli perdono la loro forza con alterazione del tono e del trofismo muscolare;
o Rigidità articolare, causata prevalentemente da una contrattura di difesa dei muscoli, per cui il collo va incontro ad uno stato di rigidità e ad una minore capacità di movimento;
o Turbe labirintiche. Il paziente ha l’impressione di perdere l’equilibrio, lamenta vertigini e instabilità;
o Problemi acustici, che consistono generalmente in ipoacusia e ronzii;
o Turbe vasomotorie e secretive, si manifestano con vampate di calore al capo, alterazioni della sudorazione, stati di congestione facciale o pallore.
Quanti tipi di ernie cervicali esistono?
Le ernie cervicali possiamo classificarle in base al grado di fuoriuscita del nucleo polposo in:
Ernia contenuta, quando il disco sporge posteriormente in una zona circoscritta ma senza la perforazione del legamento longitudinale posteriore;
Ernia estrusa, con rottura dell’anello fibroso e del legamento posteriore anche se il nucleo polposo non travasa del tutto, rimane in parte nel disco da cui origina;
Ernia espulsa, quando oltre alla rottura dell’anello fibroso e del legamento, abbiamo una completa fuoriuscita del nucleo polposo che invade il canale vertebrale.
Come si diagnostica l’ernia cervicale?
La diagnosi spetta al medico che eseguirà una scrupolosa anamnesi, cioè la raccolta di dati ed informazioni che riguardano il paziente e la sua sintomatologia, poi verranno effettuati test clinici e in ultimo si eseguiranno esami diagnostici come la Tomografia Computerizzata, la Risonanza Magnetica e la Radiografia, per avvalorare o smentire la presenza di un’ernia.
E’ utile la terapia farmacologica?

La terapia farmacologica è utile per ridurre il dolore cervicale che spesso arriva addirittura ad essere invalidante, ostacolando il normale svolgimento delle attività quotidiane.
I farmaci non vanno prescritti in modo autonomo, ma è sempre il medico a dover indicare quali farmaci assumere e soprattutto la posologia più adatta al vostro caso.
Il medico, a seconda dell’entità della sintomatologia, potrà prescrivere farmaci antidolorifici e antinfiammatori per via orale o le iniezioni intramuscolari per le forme più aggressive.
I farmaci più frequentemente utilizzati sono:
o I FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei)
o Rilassanti muscolari
o Corticosteroidei
Dolori al risveglio: colpa del cuscino?
Molto spesso un riposo notturno non idoneo comporta dolori al risveglio e tra le principali cause troviamo la non adeguatezza del cuscino.
Consideriamo tale supporto parte integrante del percorso terapeutico poiché, nonostante il paziente si affidi alle migliori cure, un non corretto supporto cervicale notturno provoca tensione e contratture dolorose al risveglio, spesso con mal di testa associati. Abbiamo pertanto scritto una guida per la scelta del cuscino per la cervicale.
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E’ utile il collare?

Il collare rappresenta un dispositivo di supporto, utile per immobilizzare il tratto cervicale, mettendo così a riposo i muscoli e impedendo che i movimenti eseguiti sul dolore causino un’ulteriore infiammazione della zona. Il collare non può essere la soluzione all’ernia cervicale, può però aiutare in una fase acuta a ridurre la sintomatologia dolorosa. Ad ogni modo il collare non va utilizzato per più di 2 settimane.
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Dall’ernia cervicale si guarisce?
I pazienti ci chiedono sempre se dall’ernia cervicale si guarisce. Purtroppo la risposta è negativa, ma questo non significa che bisogna rassegnarsi a vivere con il dolore. Esistono diversi trattamenti che , se eseguiti da professionisti competenti, possono fare la differenza nella risoluzione della sintomatologia dolorosa.
A chi bisogna rivolgersi per la cura dell’ernia cervicale?
L’ortopedico valuterà nei casi più gravi di rimuovere chirurgicamente l’ernia, ma nella maggior parte dei casi la soluzione è di tipo fisioterapico e/o osteopatico.
Ernia cervicale cure: i migliori trattamenti
I trattamenti fisioterapici mirano a ridurre fino a far scomparire la sintomatologia dolorosa.
In fase acuta, verranno proposte terapie strumentali come la TECAR terapia e il Laser yag che agiscono direttamente sull’infiammazione, hanno un effetto miorilassante sulla muscolatura contratta e biostimolante sui tessuti danneggiati.
Ecco un Video della Tecarterapia
Alla terapia strumentale vanno associate delle dolci mobilizzazioni passive del tratto cervicale, per impedire che i muscoli contratti si accorcino ulteriormente causando maggiore rigidità e dolore.
Il trattamento osteopatico, che si avvale di trazioni e manovre manuali delicate, è di fondamentale rilevanza per alleviare le compressioni a livello delle radici dei nervi spinali.
Dopo aver raggiunto un adeguato miglioramento del dolore, sarà competenza del Posturologo delineare un programma specifico di rieducazione posturale, che miri a migliorare l’armonia e la funzionalità di tutte le componenti, attraverso il riallineamento delle simmetrie corporee.
La rieducazione posturale, se eseguita con impegno e costanza, darà risultati sbalorditivi: i sintomi si attenuano o addirittura scompaiono in quanto si andrà a correggere la causa.
Un video di alcuni esercizi utile per il rachide cervicale
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Massofisioterapista specializzato in terapia fisica strumentale, nel trattamento delle sindromi dolorose e in rieducazione posturale Mezieres. Iscritto all’Ordine TSRM delle Professioni Sanitarie
