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Protrusione Discale

Protusione-discale

Protrusione discale

La protrusione discale è ritenuta una delle più frequenti cause del mal di schiena e, spesso, è il campanello d’allarme che preannuncia l’ernia del disco.

Rappresenta una delle forme di discopatia (patologia a carico dei dischi intervertebrali): colpisce le varie aree della colonna vertebrale ma, in gran parte dei casi, interessa il tratto cervicale (C5-C6 e C6-C7) e lombare (L4-L5 e L5-S1).

In genere, si manifesta con l’avanzare dell’età ma può essere causata anche da traumi sportivi, cattive posture ed altro ancora.

E’ necessario intervenire a seconda del livello di gravità con trattamenti mirati, farmacologici e fisioterapici dopo aver eseguito un esame diagnostico accurato. Nei casi più gravi, la terapia chirurgica risulta inevitabile.

 Protusione discale: cenni di anatomia della vertebra

La colonna vertebrale (o rachide) è l’asse portante del corpo umano lungo mediamente 70 cm (negli adulti) e costituito da 33-34 ossa irregolari (vertebre).

Queste vertebre, impilate le une sulle altre, sono intercalate da un disco (intervertebrale) in tessuto fibrocartilagineo che ha il compito di assorbire shock e carichi.

E’, in sostanza, il cuscinetto ammortizzatore della colonna vertebrale. All’interno del disco intervertebrale troviamo il nucleo polposo con il suo rivestimento cartilagineo (anello fibroso).

Come è fatta una vertebra? E’ composta da un corpo anteriore), un arco posteriore (a forma di ferro di cavallo) ed un foro. I fori di tutte le vertebre formano il canale spinale che contiene il midollo spinale.

Protrusione discale: cos’è e dove può manifestarsi

Abbiamo accennato che la protrusione discale è una forma di discopatia (malattia del disco intervertebrale) e che preannuncia, spesso, un’ernia del disco causata dalla fuoriuscita del nucleo polposo.

Tecnicamente, si tratta di una deformazione dello strato esterno del disco intervertebrale che lo schiaccia e lo pone fuori asse rispetto agli altri dischi intervertebrali sani.

Questa patologia porta alla riduzione della funzione di ammortizzamento del disco e dello spazio tra un disco e l’altro.

Il disco colpito comincia a deformarsi fino ad assumere una dimensione ed uno spessore anomali andando, nei casi più estremi, a comprimere le radici nervose ed il rivestimento (guaina) del midollo spinale.

Seppure i tratti più colpiti siano quello cervicale e lombare, la protrusione discale può essere anche toracica.

Sintomi

Questa forma di discopatia può essere sintomatica o asintomatica: i sintomi si manifestano quando il disco deformato comprime i nervi spinali vicini.

I sintomi tipici della protrusione discale sono:

  • Dolore cronico e radiante nel tratto colpito e nelle aree raggiunte dalle diramazioni nervose dei nervi spinali compressi. Il dolore può essere un mal di schiena, dolore al collo (accompagnato da cervicalgia e vertigini), dolore a coscia, inguine fino al ginocchio a seconda che si tratti di protrusione cervicale o lombare;
  • Formicolio agli arti inferiori o superiori;
  • Intorpidimento e rigidità agli arti superiori (testa, collo, mani, braccia) ed inferiori (gambe);
  • Debolezza muscolare;
  • Sciatica (infiammazione del nervo sciatico) quando la protrusione discale coinvolge le radici spinali di questo nervo;
  • Crampi muscolari a gambe e polpacci;

Cause

Le cause responsabili della protrusione discale sono diverse:

  • Traumi sportivi anche violenti (nei soggetti più giovani);
  • Incidenti (colpo di frusta) e cadute che provocano traumi alla colonna vertebrale;
  • Postura scorretta;
  • Invecchiamento che porta ad una degenerazione del disco: con l’avanzare dell’età la perdita d’acqua rende meno elastici e più fragili i dischi intervertebrali, maggiormente predisposti a deformazioni e rottura;
  • Movimenti scorretti eseguiti ripetutamente (ad esempio, a causa di lavori usuranti);
  • Patologie autoimmuni;
  • Malattie metaboliche.

Protrusione discale: fattori di rischio

protusione e ernia

I fattori di rischio riconosciuti sono:

  • Sedentarietà;
  • Obesità;
  • Attività fisica eccessiva;
  • Stile di vita errato (fumo, posture sbagliate, alimentazione non equilibrata);
  • Sollevamento ripetuto di oggetti pesanti eseguito con movimenti errati;
  • Indebolimento oppure assottigliamento eccessivo dei muscoli o dei legamenti della schiena;
  • Ereditarietà, fattori genetici caratterizzati da un’alterata produzione di collagene e di recettori della vitamina D che portano a degenerazione discale;
  • Malformazioni della spina dorsale;
  • Artrosi;
  • Problemi di metabolismo;
  • Sforzi fisici prolungati;
  • Stress emotivi, tensione e rigidità muscolare.

Complicanze

Una protrusione discale trascurata o grave può evolvere in ernia del disco: l’anello fibrocartilagineo del disco si rompe e fuoriesce il nucleo polposo che comprime la radice nervosa.

Una compressione a livello lombare può causare la sciatalgia (infiammazione del nervo sciatico) con conseguente dolore che si irradia dalla parte posteriore alla coscia, gamba e dita dei piedi.

Diagnosi

Per diagnosticare esattamente la protrusione discale sono necessari:

  • Un esame obiettivo accurato e l’anamnesi medica per raccogliere dati essenziali (sintomi, gravità, caratteristiche della patologia, periodo di insorgenza, stile di vita, alimentazione, storia clinica del paziente, ecc.);
  • Una valutazione neurologica per verificare la condizione dei nervi spinali, eventuale sede della compressione nervosa;
  • TAC della colonna vertebrale;
  • Risonanza Magnetica Nucleare della colonna vertebrale;
  • Elettromiografia per verificare la conduzione dei segnali nervosi lungo l’area colpita e l’attività elettrica dei muscoli interessati.

Protrusione discale: tipologie in base all’espansione

protusione del disco

L’esame diagnostico potrà rilevare una:

  • protrusione mediana con espansione posteriore del disco intervertebrale;
  • prot. paramediana che si espande sia posteriormente sia in direzione laterale.

Protrusione discale: cosa fare? Cure, rimedi e trattamenti

Le più frequente è la protrusione discale c5-c6 e la protrusione disclae l5 s1.

Il trattamento della protrusione discale varia a seconda della gravità. In casi meno gravi, è sufficiente una terapia conservativa mentre, nei casi più severi, si interviene con la terapia chirurgica.

Durante la fase acuta, il medico prescriverà una terapia farmacologica a base di:

  • FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei);
  • Antidolorifici;
  • Corticosteroidi (nei casi più gravi), infiltrazioni cortisoniche.

A seconda dei casi, la terapia farmacologica può durare da una a tre settimane.

Fisioterapia e riabilitazione

cura ernia discale

Superato il periodo acuto, alla terapia farmacologica è importante abbinare i trattamenti di fisioterapia più indicati che sono:

  • Sedute di osteopatia, terapia manuale che serve a sbloccare le articolazioni, rilassare i muscoli, sciogliere le contratture, intervenire sulla rigidità riducendo la compressione nervosa;
  • Tecarterapia, che combina al trattamento strumentale quello manuale intervenendo su muscolatura, strutture discali e nervose;
  • Laser Yag, metodica di Laserterapia ad Alta Potenza rapida ed efficace contro dolore ed infiammazione;
  • TENS;
  • Magnetoterapia;
  • Esercizi mirati di rinforzo ed allungamento dei muscoli della colonna vertebrale per recuperare la flessibilità della spina dorsale.

Di solito, è sufficiente un percorso fisioterapico di 6 settimane per risolvere il problema sotto il profilo sintomatologico.

Di fondamentale importanza è la verifica della condizione posturale attraverso l’esame Baropodometrico computerizzato essenziale per prevenire conseguenze legate ad una postura scorretta.

Per la rieducazione posturale totale, non esiste nulla di più efficace del metodo Mezieres.

Protrusione discale: intervento chirurgico

Nei casi più gravi, quando la terapia conservativa non consente di ottenere i risultati sperati, è necessario l’intervento chirurgico.

In tal caso, si potrà ricorrere alla nucleotomia percutanea con radiofrequenze, alla radiofrequenza decompressiva ed all’artroscopia discale.

Nel caso in cui anche questi trattamenti si rivelassero inefficaci, si deciderà per la discectomia (asportazione del disco lesionato e conseguente sostituzione).

Solitamente, si ricorre alla terapia chirurgica in gravi casi di dorsalgia.

Il percorso riabilitativo post-intervento della fisioterapia rivestirà, anche in questo caso, un ruolo determinante per il recupero funzionale completo.

Consigli

Dopo un’esperienza del genere, il paziente avrà tutto l’interesse di prevenire la degenerazione discale.

Ecco alcuni consigli per la prevenzione:

  • praticare ginnastica posturale concedendosi momenti di relax;
  • mantenere un peso forma ideale per evitare un sovraccarico della colonna vertebrale;
  • evitare posture scorrette responsabili di eventuali contratture muscolari della schiena;
  • praticare attività fisica regolarmente per rinforzare i muscoli di schiena e collo che sostengono la spina dorsale;
  • eseguire un’adeguata movimentazione dei carichi cercando di mantenere più dritta possibile la colonna vertebrale (ad esempio, piegando le ginocchia quando si solleva un carico);
  • utilizzare sedie ergonomiche per la corretta postura da seduti, specie per chi lavora molte ore davanti al PC.

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Roberto Franzese

Massofisioterapista specializzato in terapia fisica strumentale, nel trattamento delle sindromi dolorose e in rieducazione posturale Mezieres. Iscritto all'Ordine TSRM delle Professioni Sanitarie Guarda il profilo completo

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