L’infiammazione del Tendine Tibiale Posteriore

Il muscolo tibiale posteriore è situato nella zona tra il ginocchio e la caviglia e continua con il tendine tibiale, che passa dietro il malleolo mediale e che si divide in fascio mediale e fascio laterale: il primo è più robusto e si inserisce nella tuberosità dell’osso navicolare, mentre il secondo è più debole e si fissa alle tre ossa cuneiformi.
Dunque, il tibiale posteriore è quel muscolo che origina dal nervo tibiale posteriore nella membrana intraossea, che si trova tra perone e tibia.
Questo muscolo partecipa alla flessione del piede e ai movimenti di adduzione, rotazione e torsione interna dello stesso.
Ad esso, si affianca il tendine tibiale posteriore, che lega il tibiale posteriore all’osso: questo si trova dietro il malleolo mediale e inizia nella parte profonda del polpaccio per inserirsi nella parte interna e inferiore dell’arco del piede.
Muscolo e tendine tibiale sono fondamentali per camminare o correre, in quanto controllano il movimento di pronazione, determinano la stabilità mediale del piede e mantengono la volta plantare, ossia quella curvatura presente sotto al piede, che si adatta al suolo di appoggio e permette di scaricare pesi e sollecitazioni.
Tendinite del tibiale posteriore
Indice

Il tendine tibiale posteriore infiammato, usurato o lacerato conduce a quella patologie nota come sindrome del tibiale posteriore.
La lacerazione del tendine può essere parziale o totale e comporta la perdita da parte della volta plantare del tendine che la sorregge: ciò causa un appiattimento del piede, che può avvenire in modo graduale o improvviso.
In caso di appiattimento della volta, vi è una dislocazione del calcagno all’esterno della gamba e una riduzione della flessibilità della caviglia, in quanto si verificano una contrattura dei muscoli della gamba e una perdita di forza.
Cause della sindrome del tibiale posteriore
Il tendine tibiale posteriore può risultare danneggiato o infiammato per una serie di cause, tra cui:
- una caduta;
- un sovraccarico funzionale;
- un trauma distorsivo;
- eventuali anormalità congenite ed acquisite, come artrite degenerativa o reumatoide, sindrome dello scafoide ecc.
D’altra parte, fattori di rischio sono sicuramente diabete, ipertensione e obesità e risultano ulteriormente esposti al rischio di tale patologia le donne, i soggetti sopra i 40 anni, le persone con piede piatto, gli atleti di sport quali tennis, corsa, basket e calcio, in cui vi sono frequenti traumi da impatto.
Sintomi della sindrome del tibiale posteriore
La sindrome del tibiale posteriore è una patologia evolutiva e si sviluppa in quattro stadi, ognuno con sintomi specifici:
- stadio iniziale: si caratterizza per un dolore dietro il malleolo mediale avvertito sia durante l’esercizio fisico che dopo un lungo periodo in piedi; inoltre, vi sono gonfiore, che indica una lesione del tendine, e tumefazione lungo il tendine; in questa fase, il piattismo del piede è minimo;
- secondo stadio: oltre al dolore, al gonfiore e alla tumefazione, si avverte difficoltà a stare sulla punta del piede e il piattismo si presenta in modo più accentuato;
- terzo stadio: il soggetto non riesce a sollevarsi su un piede, il piattismo è molto evidente e l’articolazione del calcagno si irrigidisce;
- quarto stadio: i sintomi delle fasi precedenti si presentano in modo più grave, al punto da causare una degenerazione dell’articolazione tibio-tarsica.
Trattamento e cura della sindrome del tibiale posteriore

Il trattamento di questa sindrome varia in base ad una serie di fattori, che influiscono sul percorso di guarigione, quali:
- la storia clinica del paziente;
- la durata dei sintomi;
- l’entità della patologia e lo stadio a cui si è arrivati.
Prima di tutto, si deve procedere ad uno scarico funzionale del tendine, attraverso il ricorso ad un tutore o ad un plantare per tendinite tibiale posteriore.
Inoltre, si utilizzano anche terapie fisiche, come tecar, termoterapia, correnti interferenziali o diadinamiche, ionoforesi, ultrasuoni e laser.
Questi trattamenti spesso vengono affiancati anche da massaggi e digitopressioni, esercizi di tipo propriocettivo e bendaggi kinesiologici o funzionali.
Come cura domiciliare, il soggetto può applicare il ghiaccio o eseguire esercizi di allungamento dei muscoli posteriori della gamba.
Nella maggior parte dei casi, non è necessario l’intervento chirurgico, il quale è riservato ai soli casi in cui la fisioterapia plantare e la terapia conservativa non abbiano prodotto gli effetti sperati.
Le moderne procedure chirurgiche sono poco invasive e si riducono ad una piccola incisione, con conseguente riduzione anche del periodo di convalescenza.
Tuttavia, se si tratta di una problematica più rilevante, quali artrosi o deformità, l’operazione diventa di tipo più invasivo, in quanto si devono inserire innesti ossei per correggere l’eccessiva pronazione.

Massofisioterapista specializzato in terapia fisica strumentale, nel trattamento delle sindromi dolorose e in rieducazione posturale Mezieres. Iscritto all’Ordine TSRM delle Professioni Sanitarie
