Frattura Clavicola

Frattura clavicola nell’adulto, bambino, neonato: sintomi, cause, terapie
L’osso che fa da ponte tra sterno (gabbia toracica) e scapola potrebbe, per varie cause, rompersi: la frattura clavicola è un episodio traumatico che si verifica di frequente e colpisce persone di qualsiasi età.
La clavicola rotta rappresenta poco meno della metà delle fratture che coinvolgono la spalla ed il 5% delle fratture in genere.
Solitamente, questo osso si frattura nella parte centrale (nell’80% dei casi) in modo composto, colpisce maggiormente i soggetti di sesso maschile e rappresenta l’osso più fratturato al momento della nascita indipendentemente dal sesso.
Oltre ai neonati, questo tipo di frattura è frequente anche nel bambino.
Esistono differenti terapie in base al tipo ed alla gravità della frattura: possono risolversi spontaneamente oppure attraverso terapie mirate ma esiste l’eventualità di complicazioni.
Approfondiamo l’anatomia, le tipologie di frattura della clavicola, i sintomi, le cause, la terapia farmacologica, l’eventualità di un intervento chirurgico ed i trattamenti fisioterapici per il recupero e la riabilitazione.
Cenni di anatomia: cos’è la clavicola?
Prende il nome di clavicola quell’osso oblungo e sottile, a forma di S, collocato tra lo sterno (osso centrale del torace) e acromion (quella particolare lama di osso della scapola localizzata nella spalla).
Ha come caratteristica singolare quella di essere l’unico osso che collega l’arto superiore al resto del corpo.
L’altro punto di contatto tra spalla e tronco è un’articolazione virtuale chiamata la scapolo-toracica (S/T).
Un’importante funzione della clavicola è proteggere il plesso brachiale, i vasi venosi ed arteriosi, l’apice del polmone, tutti elementi che si trovano nella parte laterale bassa del collo.
E’ formata da una parte centrale e da due estremità (mediale prossima allo sterno e laterale prossima alla scapola).
La frattura della clavicola potrebbe lesionare le strutture che normalmente protegge (polmone, plesso brachiale, vasi sanguigni): fortunatamente, si tratta di un’eventualità abbastanza rara.
Frattura clavicola: tipologie
La terapia giusta dipende, come per ogni patologia, da una precisa diagnosi che varia a seconda della tipologia di frattura clavicola.
Sì, perché, come nel caso di altre fratture, anche quella della clavicola è classificata in differenti tipologie in base a diversi fattori.
In base al numero dei frammenti, si suddivide in:
– Composta, con i due segmenti allineati;
– Scomposta, caratterizzata da spostamento dei frammenti generati dalla frattura.
In base all’integrità o meno della cute, avremo un frattura clavicola:
– Semplice o chiusa se non si è verificata alcuna lacerazione cutanea;
– Complicata o esposta se la cute è lesa con eventuale rischio di infezione.
A seconda della sede di frattura, si suddivide in:
– Corpo centrale, la più frequente;
– Terzo laterale (estremità collegata alla scapola);
– Terzo mediale (estremità più sottile, collegata allo sterno).
Altri fattori importanti che incidono sulla scelta della terapia più indicata sono l’età del soggetto e le sue esigenze funzionali (un atleta ne ha di più rispetto a chi non svolge un’attività fisica intensa).
Sintomi
Sono questi i principali sintomi conseguenti alla frattura clavicola:
– Dolore nella zona al di sopra della frattura;
– Spalla cadente (in avanti o in basso);
– Impossibilità di sollevare il braccio per il forte dolore;
– Deformità o asimmetria evidente della spalla coinvolta, che può apparire più corta o abbassata rispetto all’altra;
– Gonfiore ed ematoma localizzati nell’area che interessa la lesione, braccio gonfio;
– Sensazione di scricchiolio nel tentativo di muovere i due monconi ossei;
– Disfunzione distale del nervo (in caso di lesione del plesso brachiale);
– Stasi venosa e scolorimento associato a gonfiore (in caso di lesione venosa).
Stando a riposo, senza muovere il braccio, il dolore può essere lieve o non avvertito.
Cause
La frattura della clavicola colpisce maggiormente i maschi con un rapporto di 3:1 rispetto alle femmine.
Nel soggetto giovane, adulto o anziano la causa principale della frattura clavicola è data da:
– un colpo diretto alla spalla;
– un trauma derivante da caduta sulla spalla in laterale (o con braccio teso oppure mano ipertesa) o conseguente ad un incidente d’auto, un’attività sportiva.
I fattori di rischio sono:
– Età avanzata o, al contrario, giovane età;
– Osteoporosi;
– Malattie ossee congenite;
– Disordini alimentari, carenza di calcio nella dieta;
– Attività sportive di contatto.
Complicanze
Una frattura clavicola (specie di tipo terzo mediale) può causare complicazioni alle seguenti strutture anatomiche prossime alla clavicola:
– Apparato respiratorio (lesioni del polmone);
– App. circolatorio (lesione dell’arteria ascellare, dei vasi succlavi e della vena giugulare interna);
– Apparato nervoso (lesione del plesso brachiale).
E’ fondamentale verificare che queste strutture non siano lesionate o compromesse dopo l’evento traumatico.
Inoltre, la frattura potrebbe rischiare di spostarsi eccessivamente prima della guarigione.
Per questo motivo, è necessario assicurarsi che la clavicola resti in posizione facendo tutti i controlli del caso.
Il rischio maggiore che si può correre, in questo senso, ha un nome: ‘vizio di consolidazione’, ovvero l’eventualità che i frammenti si spostino troppo e le ossa guariscano in posizione anomala influenzando, in seguito, il movimento del braccio.
In fase di guarigione, oltretutto, si potrebbe formare una grossa protuberanza sull’area della frattura destinata a ridursi nel tempo: potrebbe, però, rimanere permanente una piccola escrescenza.
Diagnosi

Per una corretta diagnosi che stabilisca o meno la presenza di una frattura clavicola, il medico procederà con l’anamnesi, sottoporrà il paziente a visita medica esaminando la spalla per assicurarsi che nessun nervo o vaso sanguigno che circonda la clavicola abbia subito danni.
Prescriverà i seguenti esami:
– Radiografia di tutta la spalla (in più proiezioni) per individuale la posizione e la gravità della frattura verificando la presenza di altre eventuali lesioni;
– TAC per osservare più approfonditamente le fratture, nel dettaglio, se altre ossa risultano rotte;
– Risonanza magnetica nucleare in grado di effettuare una panoramica dell’intera articolazione.
Se si sospettano particolari lesioni conseguenti alla frattura, il medico ortopedico prescriverà:
– Analisi completa del sangue per verificare i valori di emoglobina ed ematocritici ed arteriografia, per sospetto infortunio vascolare;
– Gas sanguigno arterioso e radiografia toracica, per sospetta lesione polmonare;
– Radiografia toracica per lesione;
– Esame neurologico ed angiografia.
Frattura clavicola: bambino e neonato

Nei bambini e neonati, la frattura clavicola rappresenta un evento traumatico frequente e si verifica, perlopiù, a livello del terzo mediale (80% dei casi).
Possono guarire spontaneamente senza ricorrere ad alcun trattamento specifico ma, specie nei bambini più grandi, una frattura scomposta può mostrare una notevole deformità: in questo caso, bisognerà intervenire con una semplice riduzione manuale della suddetta deformità immobilizzando, in seguito, la spalla con un bendaggio adeguato per 2/3 settimane.
Questo trattamento porterà alla formazione di un buon callo osseo che consentirà un rapido recupero.
La cause di frattura della clavicola, in pediatria, sono:
– Parto difficile (durante il passaggio attraverso il canale del parto) o travaglio prolungato;
– Traumi semplici che colpiscono un osso fragile, in fase di crescita;
– Bimbo macrosomico alla nascita (di peso superiore ai 4 kg e di elevata lunghezza) soggetto anche a frattura del femore;
– Distocia delle spalle;
– Strumenti utilizzati durante il parto.
Neonati e bimbi soggetti a frattura della clavicola non adeguatamente curati e trattati possono rischiare gravi complicazioni come la Paralisi di Erb.
Cure e trattamenti farmacologici

La frattura composta, ovvero quando le ossa non risultano eccessivamente spostate, sono allineate correttamente e non ci sono complicanze, può guarire spontaneamente.
In questo caso, si ricorre al trattamento conservativo con la somministrazione dei seguenti farmaci:
– Antinfiammatori (come ibuprofene, ketoprofene);
– Antidolorifici (paracetamolo) per alleviare il dolore.
Il braccio viene sostenuto, immobilizzato e mantenuto in posizione da un tutore tipo bendaggio a “8” anche per consentire la formazione del callo osseo necessario per ricongiungere i frammenti fratturati.
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Terapia chirurgica

Quando la frattura clavicola risulta scomposta, se i frammenti ossei sono eccessivamente spostati (con eventuale coinvolgimento del plesso brachiale o dei polmoni) oppure in caso di frattura esposta (con frammenti che puntano sotto pelle rischiando di bucarla), è necessario sottoporsi ad operazione chirurgica finalizzata ad allineare correttamente le ossa tenendole in posizione durante il periodo di guarigione.
In fase di intervento chirurgico, i frammenti ossei vengono mantenuti in posizione stabile applicando sopra l’osso ed a ponte della frattura una placca (o piastra) in titanio con delle viti (osteosintesi).
Placche e viti non devono essere necessariamente rimosse dopo la guarigione se non causano disagio.
Verrà indicato l’uso di un tutore e sarà possibile procedere con il percorso di riabilitazione subito dopo l’intervento.
I rischi e le complicanze comuni a qualsiasi intervento chirurgico sono: infezione, sanguinamento, nausea, danni ai vasi sanguigni o ai nervi e dolore.
Nel caso specifico, si possono rischiare: danno polmonare, irritazione da placca o difficoltà nella guarigione delle ossa.
Fisioterapia e riabilitazione

Il percorso di riabilitazione fisioterapica ha come obiettivo recuperare la forza muscolare e la normale funzionalità articolare del braccio.
A seconda dell’età e di altri fattori, i tempi di guarigione variano: per un adulto, i tempi medi sono compresi fra le 8 e le 12 settimane. I tempi di guarigione sono, in genere, più lunghi per pazienti che fumano o diabetici.
Si procede con esercizi mirati a prevenire la rigidità e la debolezza del braccio fino a passare ad esercizi di potenziamento, quando la frattura risulterà completamente guarita.
La presenza di un fisioterapista professionista è preziosa ed inevitabile.
Tra i diversi trattamenti di fisioterapia, il fisioterapista consiglierà i più indicati ovvero:
– Sedute di Tecarterapia per favorire la riparazione dei tessuti danneggiati dal trauma ed intervenire sull’infiammazione;
– Riabilitazione Attiva/Passiva per migliorare la mobilità articolare, ridurre le tensioni muscolari e tonificare i muscoli ipotonici;
– Esercizi propriocettivi e Funzionali;
– Laser Yag (metodica di Laserterapia ad Alta Potenza) che combatte e risolve dolore ed infiammazione, molto indicato nelle patologie di origine traumatica-articolare, in grado di rigenerare i tessuti compromessi dal trauma.
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Massofisioterapista specializzato in terapia fisica strumentale, nel trattamento delle sindromi dolorose e in rieducazione posturale Mezieres. Iscritto all’Ordine TSRM delle Professioni Sanitarie
