Sintomi della cervicale infiammata

Scopriamo tutti i sintomi della cervicalgia

Concentriamo il nostro focus sui sintomi della cervicale infiammata trattando, una volta di più, di uno dei disturbi dell’apparato muscolo-scheletrico più frequente in assoluto. La cervicalgia genera dolore localizzato nella regione cervicale composta da 7 vertebre connesse da legamenti e rivestite da vari strati muscolari. Il rachide cervicale sostiene la testa consentendo la mobilità del collo e proteggendone le strutture vascolo-nervose.

Le cause possono essere molto diverse tra loro: dal trauma (come il colpo di frusta) alla postura scorretta, dalla scarsa attività fisica alle tensioni muscolari dovute a stress, da alterazioni nella curvatura della colonna vertebrale all’artrosi, dall’ernia del disco alla Malocclusione.

Dolori e infiammazioni che interessano il rachide cervicale possono coinvolgere le vertebre cervicali, le articolazioni o la muscolatura.

Il dolore non è l’unico sintomo con cui si manifesta la cervicalgia. In questo approfondimento, passeremo in rassegna tutti i sintomi e le terapie più efficaci per eliminare il problema.

Cervicale infiammata: tre tipologie

sintomi della cervicale infiammata

La cervicale infiammata può presentare sintomi da ricondurre a tre differenti categorie di dolore cervicale:

  • Cervicalgia vera e propria, simile al torcicollo, caratterizzata da dolore al collo, difficoltà durante il movimento, rumorini tipo sabbia, rigidità muscolare e limitazione funzionale dell’area colpita;
  • Sindrome cervico-brachiale, con dolore al collo che si estende alle spalle, lungo il braccio, perdita di forza. Formicolii, sensazione di calore o di scosse fino alla mano, eccessiva sensibilità agli arti colpiti sono dovuti ad una compressione anomala dei nervi del tratto cervicale;
  • Sindrome cervico-cefalica, che genera emicrania o cefalea di tipo tensivo, vertigini, nausea e vomito, disturbi sensoriali alla vista o all’udito.

Per indagare sull’origine del problema, è importante localizzare il dolore, capire se il disturbo cervicale coinvolge i nervi o meno. La localizzazione esatta del dolore viene individuata dallo specialista (ortopedico o fisiatra) attraverso esami diagnostici strumentali (radiografia, TAC, Risonanza Magnetica Nucleare o Elettromiografia).
Vediamo, in dettaglio, i principali sintomi della cervicale infiammata.

Dolore al collo

Il tipico dolore al collo della cervicalgia varia di intensità e durata a seconda delle cause. Può essere transitorio e di breve durata (fino a risolversi spontaneamente), intenso in condizioni acute e più lieve in condizioni croniche.

Consigliamo un collare cervicale rigido in caso di cervicali avuta.

In caso di problema neuropatico, il dolore al collo si irradia alla spalla, braccio, area scapolare fino a raggiungere mano e gomito.

Quando persiste per oltre 3 mesi, viene definito cronico ed è più difficile da curare, ma con un trattamento fisioterapico adeguato si possono velocizzare i tempi di guarigione evitando l’abuso di farmaci antinfiammatori e antidolorifici.

Mal di testa, pesantezza, cerchio alla testa

cura per la cervicale infiammata

Mal di testa (cefalea, emicrania) e cerchio alla testa rappresentano sintomi ricorrenti per chi soffre di dolore cervicale.

Il senso di pesantezza della testa è dovuto al fatto che la tensione muscolare, la rigidità indebolisce i muscoli cervicali preposti a sostenere il capo. Se questi muscoli sono stanchi e non riescono a fare da sostegno, la testa sembra pesare molto di più.

Chi soffre di mal di testa dovuto alla cervicale infiammata spesso ha sintomi associati come disturbi dell’equilibrio, nausea, sbandamenti. Se presenta al mattino potrebbe essere causato da una malocclusione o dall’utilizzo di un cuscino errato. Consigliamo di utilizzare uno dei seguenti supporti per dormire.

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Sbandamenti, vertigini, instabilità, disturbi visivi

Sbandamenti, mancanza di lucidità, disturbi dell’equilibrio, instabilità, vertigini sono sintomi della cervicale infiammata particolarmente sgradevoli.

La tensione o contrattura dei muscoli cervicali altera e riduce la microcircolazione e può provocare uno stato di confusione, sbandamenti ed anche disturbi visivi, vista offuscata.

Talvolta, sbandamenti e vertigini sono dovuti ad una compressione dell’arteria vertebrale: succede nei casi di discopatia (ernia discale cervicale) che interessa soprattutto le vertebre C1 e C3.

Disturbi di sensibilità, dell’udito, perdita di forza agli arti superiori

In particolare, chi soffre di ernia cervicale può avvertire disturbi della sensibilità tattile, termica o dolorifica. Può anche accusare una perdita di forza agli arti superiori insieme a vertigini, nausea e vomito, problemi all’udito (fischi, ronzii, che non sono propriamente acufeni) e alla vista (disturbi visivi).

Contrattura muscolare

In gran parte dei casi, il dolore è legato ad una contrattura dei muscoli del collo (soprattutto il trapezio). La contrattura nasce come reazione di difesa riflessa del corpo al dolore ma, a lungo andare, può trasformarsi da sintomo riflesso a causa che scatena il dolore.

La tensione muscolare può essere dovuta anche a stress, ansia o posture errate.

Rigidità del collo e del braccio, limitazione funzionale

La tensione muscolare porta,  nel corso del tempo, alla rigidità delle vertebre cervicali. I movimenti del collo si riducono e provocano dolore. Tra i sintomi della cervicale infiammata, la limitazione funzionale dell’articolazione del collo, la sensazione di blocco è uno dei più fastidiosi e condizionanti. Porta all’impossibilità di ruotare la testa oltre un certo range di movimento.

La rigidità del collo e del braccio è da ricondurre ad un problema neuropatico che interessa le vertebre da C4 a C7.

Formicolii, intorpidimento, debolezza muscolare

formicolio alla mano

Formicolii, intorpidimento e debolezza muscolare, accompagnati (come abbiamo accennato) a rigidità del collo e del braccio, sono sintomi tipici di un problema neuropatico che vede coinvolti i nervi.

Cervicale infiammata : farmaci, Fisioterapia

manipolazioni per ansia stress e vertigini

Nella fase acuta del dolore, il medico prescriverà farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e analgesici, a base di cortisone o miorilassanti (in caso di contratture muscolari). Potrebbe rivelarsi necessaria anche l’applicazione di un collare cervicale (per 7-10 giorni al massimo).

La vera cura inizierà dopo la fase acuta grazie alla Fisioterapia d’avanguardia.

Il Centro Ryakos offre una prima visita gratuita con valutazione globale e distrettuale al fine di pianificare un programma terapeutico personalizzato.

Il programma personalizzato prevede, inizialmente, i migliori trattamenti fisici strumentali (Tecarterapia, Laser Yag ad Alta Potenza, Ionoforesi, Magnetoterapia) per eliminare completamente dolore e infiammazione.

Successivamente, per recuperare il range di movimento e la funzionalità articolare, si passerà a terapie fisiche. Le più efficaci sono:

  • Terapia manuale eseguita dall’Osteopata;
  • Trattamento miofasciale dei trigger point;
  • Esercizi di stretching, decompressione, rinforzo muscolare.

Risolvi l’infiammazione cervicale controllando la postura

Hai risolto i sintomi, hai recuperato la funzionalità articolare, ma non conosci la tua condizione posturale che, spesso, è responsabile di infiammazione e dolore.

Per controllare la postura, basta sottoporsi ad Esame Baropodometrico. Se il Fisioterapista riscontrerà deficit posturali, ti raccomanderà la Rieducazione Posturale Globale con il metodo Mezieres per riequilibrare la postura di tutta la colonna vertebrale ed evitare recidive.

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Spina calcaneare

Spina Calcaneare: cos’è?

La spina calcaneare è una formazione ossea a forma di spina uncinata a carico del tallone sulla superficie antero-inferiore.

In ambito medico si parla spesso di tallonite ma in realtà tale diagnosi è molto superficiale e poco chiara in quanto la tallonite può dipendere da svariate cause tra le quali appunto la presenza di uno sperone calcaneare.

Nella diagnosi è importante escludere eventuali fratture da stress che provocano dolore nella medesima regione ma il trattamento medico e terapeutico prevede cure diverse dalla spina calcaneare.

Come si diagnostica?

La diagnosi è di tipo clinico obiettivo e strumentale.

Il test Ortopedico più utilizzato prevede la digito-palpazione della regione del calcagno, della fascia plantare e dell’ inserzione del tendine d’achille.

Oltre ai questi test ortopedici può essere richiesta la radiografia per valutare la presenza o meno di calcificazione ossea( spina c.) o fratture da stress.

Nel caso in cui sia presente dolore al tallone ma senza calcificazione ossea si parlerà di fascite plantare.

Quali sono le cause della Spina calcaneare?

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Le cause sono da ricercare in deficit di appoggio podalico come nel caso di piede piatto o cavo, dal retropiede valgo, piede pronato o supinato.

La spina calcaneare si forma a causa di microtraumi ripetuti a carico della fascia plantare che soggetta ad infiammazione continue, ripetute e croniche tende a cronicizzarsi e quindi cristallizzare e calcificare la regione inserzionale.

Altra causa importante da non sottovalutare consta in deficit di tipo posturale laddove una retrazione eccessiva della catena posturale posteriore provoca a distanza microtraumi alla fascia plantare e quindi nel tempo neo formazione ossea.

Che sintomi si avvertono?

Il sintomo principale è il dolore a carico del tallone e alla pianta del piede, dolore al risveglio o alla ripresa della deambulazione, dolore notturno in caso di infiammazione acuta.

Quali farmaci assumere?

 I farmaci consigliati in caso di spina calcaneare prevedono l’utilizzo di antinfiammatori non steroidei e/o cortisonici.

Tali farmaci aiutano soprattutto nella fase acuta per migliorare il dolore e l’infiammazione ma non curano completamente e definitivamente tale sindrome infiammatoria.

Rimedi Naturali in caso di sperone calcaneare

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I rimedi naturali  per gli speroni calcaneari consistono nelle applicazioni di ghiaccio localmente nella regione calcaneare con applicazioni di 10/15 minuti per 2/3 volte al giorno, impacchi di arnica e/o voltaren, esercizi di allungamento dei muscoli della pianta e del polpaccio.

Inoltre nella fase dolorosa spesso vengono consigliate e prescritte talloniere in gel/silicone e plantari preconfezionati e su misura che consentono di scaricare il tallone dalla forza di gravità dando un sollievo dal dolore .

Le talloniere  in gel sono un ausilio utilissimo da applicare soprattutto nella fase acuta.

Abbiamo scritto una Guida sui rimedi in caso di Tallonite.

Le infiltrazioni di cortisone sono utili?

Si ma hanno delle controindicazioni. La principale è quella di cristallizzare la zona dove viene eseguita la terapia infiltrativa già soggetto a calcificazioni più o meno importanti.

Viene eseguita tale terapia solamente nei casi di dolore molto intenso per migliorare da subito la sintomatologia dolorosa per poi procedere ad un trattamento riabilitativo mirato e definitivo.

Quale è la migliore terapia per la spina calcaneare?

Come detto precedentemente prima di seguire un trattamento è di fondamentale importanza eseguire una diagnosi medica e funzionale corretta.

Dovranno essere valutate tutte le articolazioni del piede, la caviglie, il ginocchio, l anca e il bacino prima di procedere ad un trattamento di tipo riabilitativo.

I trattamenti Fisioterapici e Riabilitativi utilizzati on caso di spina calcaneare sono molteplici.

Prevedono l’utilizzo di terapia fisica strumentale e esercizi di tipo muscolare.

I trattamenti fisici sono:

Il miglior trattamento strumentale sono le onde d’urto che consentono in tempi rapidi una riduzione del dolore, dell’ infiammazione, un azione decontratturante e soprattutto stimolano la formazione di nuovi vasi sanguigni nella zona di erogazione del trattamento.

Il ciclo prevede applicazioni distanziate nei giorni in massimo di due per settimana. Le applicazioni prevedono un ciclo che va dalle 3 alle 6 sedute e la durata di un trattamento è di circa 10 minuti.

Nella fase acuta le onde d’urto sono controindicate e possono essere eseguite la laserterapia ad alta potenza e la tecarterapia.

Tali strumenti consentono di migliorare il dolore e l infiammazione e soprattutto la tecarterapia può essere utile per migliorare le contratture muscolari antalgiche oltre che eseguire tecniche manuali di mobilizzazione e allungamento delle strutture adiacenti coinvolte in tale patologia.

Particolare importanza deve essere data alla manipolazione e mobilizzazione di tutte le articolazioni del piede e dei muscoli soleo, gastrocnemi e della fascia plantare.

Gli esercizi proposti servono per migliorare l’elasticità muscolare, la mobilità articolare, il dolore e prevenire recidive.

Sono utilizzati esercizi di tipo stretching e eccentrici sia dei muscoli della pianta che di tutta la regione posteriore della gamba.

I plantari sono utili?

Si assolutamente previa valutazione Podologica e Baropodometrica.

I plantari servono per migliorare la distribuzione dei carichi pressori al contatto del suolo, migliorare la condizione dolorosa e prevenire eventuali recidive.

Il plantare deve sempre essere lavorato su misura e quindi personalizzato dove un accurata visita del piede sia podologica che con un apposito esame baropodometrico statico e dinamico oppure può essere scelto un plantare preconfezionato.

Viene presa un’ impronta con schiuma fenolica per consentire un adattamento del piede del paziente perfettamente al plantare confezionato su misura.

Quali esercizi eseguire a casa?

Gli esercizi proposti da eseguire a domicilio saranno quelli effettuati presso l’ambulatorio fisioterapico e dovranno essere eseguiti almeno un paio di volte al giorno.

Tali esercizi consentono di migliorare il dolore e prevenire eventuali infiammazioni future.

Video di Esercizi per la Spina Calcaneare a cura di MDM Fisioterapia

Si può ripresentare lo sperone calcaneare?

Si se non curata correttamente e trattata la causa primaria. Fare molta attenzione alle scarpe che si utilizzano!

Molto spesso viene trattato solo il sintomo pena ripresentarsi della patologia e dell’ infiammazione in tempo molto brevi. L’operazione non viene quasi mai eseguita a causa dell’alta percentuale di recidive.

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Epicondilite

Epicondilite: l’infiammazione che tormenta il gomito

 L’epicondilite rientra tra le patologie ortopediche più comuni,è considerata una tendinite inserzionale, ovvero una degenerazione a carico dei tendini che si inseriscono sull’epicondilo laterale dell’omero quindi cronica. Tali tendini hanno la funzione di estendere il gomito, ossia quel movimento che ci permette di allontanare l’avambraccio dal braccio.

L’epicondilite è conosciuta anche come “gomito del tennista“, in quanto è molto frequente  nei giocatori di tennis, ma questa patologia può colpire chiunque, dalla casalinga al musicista, dallo sportivo all’operaio, il comune denominatore è  lo sforzo eccessivo dei muscoli estensori del gomito.

Quali sono le cause responsabili dell’epicondilite?

I fattori determinanti nella genesi di tale patologia, sono da ricercare nei continui microtraumi,causati a loro volta da un uso eccessivo del gomito, con conseguente infiammazionee degenerazione dei tendini estensori, in particolare è coinvolto il tendine estensore radiale breve del carpo.

Possiamo quindi affermare che, le frequenti ipersollecitazioni di tali muscoli sono responsabili dell’insorgenza dell’epicondilite.

Anche i traumi diretti come cadute o forti urti in prossimità del condilo laterale dell’omero, possono causare un infiammazione dei tendini del gomito.

Epicondilite sintomi : un dolore sull’osso

epicondilite

Inizialmente si avverte un leggero fastidio a cui nessuno da importanza, poi però il fastidio diventa sempre più invadente, fino a diventare un dolore quasi fisso focalizzato nella parte esterna del gomito.

Il dolore al gomito si può irradiare anche all’avambraccio fino alle dita, si acuisce quando sosteniamo un peso con il braccio esteso, pensiamo a quando trasportiamo le casse d’acqua e le buste della spesa, o durante i movimenti di prensione in cui associamo all’estensione del gomito anchemovimenti del polso e delle dita, come ad esempio stingere la mano ad una persona o la pressione che esercitiamo con il polso per girare la maniglia di una porta,anche scrivere o spostare il mouse può evocare dolore al gomito.

Quando l’infiammazione ai tendini diventa più severa tutte le attività anche le più semplici, come quelle portate ad esempio poco sopra, risultano difficili da eseguire.

A causa del dolore si tende ad utilizzare il meno possibile il braccio e soprattutto si evita la totale estensione del gomito, si tende infatti a tenerlo sempre in una leggera flessione, questo atteggiamento però, a lungo andare, si riflette in modo negativo sull’articolazione, che risulterà sempre più rigida e se tale strategia viene adottata per periodi prolungati si rischierà di perdere alcuni gradi di estensione del gomito.

Per la forte infiammazione, inoltre, si può creare un versamento che causerà gonfiore, inspessimento e calcificazione dei tendini.

Come si diagnostica l’epicondilite?

Fare la diagnosi di epicondilite chiamata anche con il nome di Gomito del Tennista spetta al Medico o al Fisioterapista.

In primo luogo sì chiederà al paziente la sintomatologia che avverte e quali sono i movimenti che provocano il fastidio o il dolore al gomito, dopo di chesi chiederà al paziente di piegare il gomito a 90° e si eseguirà un palpazione dei muscoli estensori partendo dal punto di inserzione cioè il condilo laterale in giù dove generalmente sono apprezzabili dei cordoni muscolari dovuti alla contrattura antalgica. La palpazione in caso di epicondilite evoca sempre dolore.

Per confermare la diagnosi il medico/fisioterapista eseguirà dei test muscolari per valutare la forza contro resistenza dei muscoli estensori del gomito, che in presenza di epicondilite risultano deficitari.

Raramente sono necessari esami strumentali come l’ecografia, TAC e risonanza magnetica, tutt’al più sono utili per escludere altre patologie del gomito.

È utile il tutore per l’epicondilite?

Il tutore da solo certamente non è risolutivo, ma può risultare utile per diminuire il sovraccarico a livello dell’epicondilo e ridurre la sintomatologia dolorosa. Il tutore va posizionato non sul gomito ma subito sotto la zona dolorosa in modo che il cuscinetto sia centrato sul muscolo estensore radiale breve del carpo.

Ti invito a leggere la guida: miglior tutore per epicondilite.

Consigli e rimedi utili per curare l’ epicondilite

 Un primo consiglio che ci sentiamo di darvi è quello di non esagerare con l’assunzione di farmaci per alleviare il dolore e soprattutto di non prendere iniziative di testa propria, è sempre opportuno rivolgersi al proprio medico di fiducia.

Un altro suggerimento importante è quello di eliminare o comunque limitare la causa dell’infiammazione, quindi sospendere le attività sportive e/o lavorative per evitare un peggioramento della sintomatologia. E’ fondamentale mettere a riposo e in scarico l’articolazione anche tramite tutori, quindi, quando siete a letto o in poltrona mettete un cuscino sotto l’intero arto, in modo da sostenerlo ed evitare che l’inattività e la forza di gravità provochino ulteriori danni come edema e gonfiore.

Utile in una prima fase può essere l’applicazione di ghiaccio 2 o 3 volte al giorno per circa 15 massimo 20 minuti.

Se utilizzate creme antinfiammatorie non massaggiate per molto tempo la zona infiammata.

Epicondilite cura: quali sono i trattamenti fisioterapici più efficaci?

 Il trattamento fisioterapico nell’epicondilite si articola in tre fasi:

Prima fase(iniziale-acuta), l’obiettivo principale consiste nel ridurre l’infiammazione e il dolore a livello muscolare. In questa fase si ricorre alla crioterapia, stretching per contrastare le retrazioni muscolari tendinee e legamentose,dolci mobilizzazioni articolari,tecar per drenare il gonfiore e favorire la guarigione tissutale, laser yag che ha un effetto biostimolante e rigenerativo dei tessuti ma anche antinfiammatorio antiedemigeno, applicazione del taping-neuromuscolare con effetto drenante e decompressivo.

  • Seconda fase (post-acuta),l’obiettivo principale è eliminare l’infiammazione, recuperare la forza e la resistenza muscolare. In questa fase sono indicate le terapie strumentali come la tecar, il laser yag, ma soprattutto le onde d’urto, che hanno rivoluzionato l’approccio a questa malattia, in quanto capaci di migliorare la sintomatologia in tempi brevissimi, anche nelle forme di epicondilite più resistente.Alla terapia strumentale sono associate esercizi di rinforzo muscolare, mobilizzazioni passive, attive e controresistenza, trattamento delle contratture mediante massoterapia e disattivazione dei trigger point. Il trattamento strumentale più indicato in caso di Epicondilite è la terapia ad onde d’urto. Tale strumento consente di velocizzare i tempi di recupero, migliorare sin da subito l’infiammazione e consente tramite la stimolazione meccanica la formazione di nuovi vasi sanguigni(neoangiogenesi).

Un video sulle Onde d’urto

  • Terza fase (finale), l’obiettivo è il ritorno all’attività sportiva e/o lavorativa. In questa fase si può continuare con la terapia strumentale se è necessario (a descrizione delmedico/ fisioterapista) in più è possibile aggiungere esercizi propriocettivi, sedute di fibrolisi per disgregare i depositi di materiale fibroso che spesso si accumulano nei distretti tissutali inseguito ad eventi infiammatori prolungati, si continuerà con esercizi attivi per potenziare la muscolatura del gomito, della spalla e del polso. In questa fase verranno insegnati al paziente esercizi da poter svolgere a casa per mantenere i risultati ottenuti ed evitare recidive.

Quando si ricorre all’intervento chirurgico?

L’intervento chirurgico va preso in considerazione solo quando i pazienti non rispondono a nessun tipo di trattamento conservativo, cosa molto rara se si sottopongono in modo costante alle cure indicate.

Ad ogni modo, il trattamento chirurgico va eseguito solo dopo 12 mesi dall’inizio delle terapie con esito negativo.

Generalmente la chirurgia prevede la rimozione della porzione di tendine danneggiato. La riabilitazione del gomito dopo l’intervento inizia verso il sesto o settimo giorno e il completo recupero si raggiunge solo entro 4-5 mesi.

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Cervicale: cause, sintomi e rimedi

Cervicale: cos’è?

Quando si parla di cervicale, spesso, il termine viene utilizzato, in modo erroneo, per indicare dolore dietro la testa e che si estende anche alla zona del collo e del capo.

In realtà, la cervicale è una regione anatomica, composta da ossa, muscoli, tendini, vasi sanguigni e nervi, mentre il dolore cervicale sopra descritto prende il nome di cervicalgia.

Se soffrite della sintomatologia tipica della cervicale, che indicheremo più nel dettaglio in seguito, allora vi sarà utile continuare a leggere, per scoprire quali sono i rimedi adeguati e come possiamo aiutarvi a risolvere questo problema.

Il rachide cervicale contiene sette vertebre, di cui la prima prende il nome di atlante e si articola con il cranico: tale articolazione permette di ruotare e flettere il capo, mentre le altre vertebre cervicali ne sostengono il peso.

Tra una vertebra e l’altra, è situato un cuscinetto, chiamato disco intervertebrale, che si occupa di ammortizzare i traumi, permettendo alle vertebre di non urtare l’una contro l’altra.

Si parla, invece, di cervicobrachialgia quando il dolore interessa collo, braccio, gomito, mano e dita.

Cervicale cause

A provocare la cervicalgia possono concorrere diverse cause, tra le quali fattori di tipo posturale, oculo-motorio, discopatie cervicali, malocclusione mandibolare, traumi, neoplasia, deficit respiratori o somatizzazione.

Vediamole più da vicino una per una.

Cause posturali

Queste sono dovute ad un appiattimento o inversione della fisiologica lordosi cervicale o da uno scorretto funzionamento del muscolo del diaframma, il quale è deputato alla respirazione primaria e, ove malfunzionante, può causare la messa in azione dei muscoli respiratori accessori, quali scaleni e scom.

Dovendo lavorare per molto tempo, i muscoli cervicali saranno sottoposti ad una tensione eccessiva e a rischio di una contrattura collo, provocando una forte rigidità e rendendo la cervicale infiammata.

Cause oculomotorie

Se mal funzionante, il recettore oculomotorio può comportare problemi anche a livello cervicale, in quanto un occhio convergente, anche detto occhio pigro, è deficitario rispetto al controlaterale, per cui può provocare un’anomalia muscolare dallo stesso lato e conseguenti patologie cervicali e squilibri posturali.

Discopatie cervicali

 ernia cervicale

Tra le discopatie cervicali, troviamo problematiche a carico del disco, spesso causate da una sua disidratazione.

Molto comuni sono l’ernia cervicale e la protusione, schiacciamenti vertebrali, artrosi vertebrale o dell’uncus, stenosi del canale, antero-listesi o postero-listesi.

Malocclusione e cervicale

Una malocclusione mandibolare, che comporta il digrignare i denti, ossia il bruxismo, possono provocare deficit muscolari a carico dei muscoli massetere e temporali, oltre che un disallineamento posturale del rachide cervicale e della muscolatura annessa.

Trauma al rachide cervicale

Un colpo di frusta o un trauma diretto sul capo, dovuto ad uno scontro, può verticalizzare il rachide cervicale, provocando problematiche anche a questo livello.

Neoplasie

Le neoplasie, invece, possono provocare un dolore sia locale che periferico, in quanto tale massa va a comprimere sia i muscoli che le radici nervose.

Somatizzazione

La somatizzazione è una problematica a carico del sistema psico-emozionale, la quale comporta che un soggetto stressato o con molte responsabilità tenderà ad avere una tensione eccessiva a livello dei trapezi e dello splenio, muscoli della cervicale.

Cervicale e Cuscino sbagliato

L’utilizzo di un supporto cervicale non adeguato durante il riposo notturno può portare all’instaurarsi di contratture antalgiche e dolorose, che provocano spesso mal di testa e limitazione di movimento al risveglio.

Nonostante il paziente stia eseguendo cura indicate e d’avanguardia, spesso, ci troviamo di fronte a situazioni dove i risultati vengono vanificati soprattutto dal riposo notturno.

Inoltre, una causa spesso trascurata risiede nella presenza di cicatrici trofiche non correttamente curate e trattate, che, nel tempo, possono provocare danni a carico del sistema fasciale e posturale.

Cervicale sintomi

Neck pain. Rear view of young shirtless African man touching his neck while standing against grey background

I sintomi della cervicale possono essere vari e, in base alle vertebre o ai muscoli interessati, possono comportare una particolare sintomatologia.

Pertanto, un problema a carico dei dischi o delle vertebre che vanno da C4-C7 provocherà una neuropatia, con un dolore al collo, alla spalla, al gomito e alla mano, uniti a formicolii, parestesie, mancanza di forza, intorpidimento e rigidità del collo e dell’arto superiore.

Sarà molto importante eseguire una diagnosi medica differenziale, poiché anche alcuni muscoli cervicali possono dare una sintomatologia simile alla neuropatia sopra descritta: starà alla bravura del medico e del terapeuta individuare la causa e risolverla nel miglior modo possibile.

Una discopatia a carico delle vertebre superiori, quali C1/C3, invece, darà problematiche nella zona del cranio, con cefalea, mal di testa, cerchio alla testa, giramenti di testa, nausea, vomito, instabilità e sbandamenti.

In caso di tale sintomatologia, andrà eseguito un esame clinico e strumentale approfondito, poiché anche una compressione dell’arteria vertebrale può provocare un senso di sbandamento, dovuto alla riduzione dell’apporto di ossigeno al cervello.

Il torcicollo, invece, è una problematica che deriva da forti contratture, dovute ad un non corretto riposo, come l’addormentarsi sul divano.

Cervicale diagnosi

La diagnosi di questa patologia è di tipo medico, clinico e strumentale: ortopedico o fisiatra eseguiranno test ortopedici e neurologici.

Nella valutazione del tratto cervicale e delle patologie annesse, oltre a queste due figure professionali, ricoprono un ruolo importante anche il fisioterapista e il neurochirurgo.

Nei casi in cui vi siano gravi deficit di tipo neurologico, sensitivo e/o motorio, dovrà essere assolutamente e precocemente effettuata una visita neurochirurgica.

Dopo una diagnosi di tipo medico, il fisioterapista provvederà ad eseguire una valutazione fisioterapica e funzionale del rachide cervicale, dorsale, dell’articolazione scapolo-omerale, del diaframma, dell’ATM, ossia l’articolazione temporo-mandibolare, e dei muscoli annessi.

Ricordiamo che un problema cervicale non è sempre di natura locale e che, quindi, la causa va ricercata anche a distanza.

Esistono dei test ortopedici specifici per la diagnosi di compressione dell’arteria vertebrale.

Cervicale come curarla

dolore alla cervicale

I trattamenti fisioterapici più indicati e con un alto indice di efficienza sono perlopiù i trattamenti di tipo strumentale, manuale e posturale.

Nella fase acuta, verranno preferiti e consigliati trattamenti con elettromedicali, come la tecarterapia, la laserterapia antalgica, la ionoforesi, la TENS e la magnetoterapia: tali terapie hanno lo scopo di ridurre l’infiammazione e l’edema locale e di rilassare i muscoli e, quindi, ridurre il dolore.

Il trattamento strumentale migliore risulta essere la tecarterapia, poiché permette di agire simultaneamente sulle strutture muscolari, discali e nervosi, unendo al trattamento strumentale quello manuale.

Superata la fase acuta, saranno eseguite tecniche riabilitative manuali per migliorare ulteriormente l’elasticità muscolare, per il ripristino della mobilità articolare e della forza muscolare dell’arto superiore in caso di compressione nervosa della radice brachiale.

Molto utile risulta essere il trattamento miofasciale dei trigger point, oltre che il trattamento osteopatico.

Metodo Mezieres

metodo mezieres napoli

Inventato nel 1947 in Francia dalla fisioterapista Françoise Mézières, il metodo Mézières prevede un approccio in via schematica, che prevede la normalizzazione della struttura del corpo, secondo determinati criteri, per evitare che si manifestino disformismi, quali iperlordosi, scoliosi o cifosi, a causa di disarmonie morfologiche.

Questo metodo si basa sull’idea che molto spesso sintomo e causa del dolore non risiedono nello stesso posto, ma il dolore può essere provocato da una compensazione sbagliata: proprio per questo, in molti casi il fastidio compare in zone di compensazione, pur non manifestandosi in modo chiaro il vero male.

Il trattamento Mezieres consiste in un lavoro strutturale, fatto di posture, ossia di stiramenti, di movimenti articolanti e nel far funzionare gruppi muscolari, senza che siano condizionati da cattive sinergie abituali.

I principi del metodo Mezieres sono semplici, ma applicarli ad un trattamento è storia ben diversa: questo richiede al terapista una grande precisione e un’attenta osservazione di comportamenti adattivi assunti dal corpo.

Scopo della tecnica Mezieres è allentare le tensioni muscolari e ridare ai muscoli accorciati la loro lunghezza originaria; ciò viene perseguito mettendo il paziente in posizioni di stiramento globale, esercitando trazioni continue e simultanee alle estremità delle catene muscolari e impedendo che si attuino compensazioni e adattamenti.

Le posizioni globali devono essere mantenute in modo corretto e per un tempo abbastanza lungo e vanno abbinate ad un lavoro di espirazione, per combattere le lordosi e allungare il diaframma.

Cervicale rimedi farmacologici

I farmaci più utilizzati sono i Fans, gli oppiacei, i cortisonici o i miorilassanti.

Nei casi di infiammazione acuta, si prescrivono soprattutto i farmaci a base di cortisonici, per ridurre l’edema locale e dare un effetto antinfiammatorio.

Se vi è, invece, una problematica di tipo muscolare, come un torcicollo, verranno consigliati dei miorilassanti.

Cervicale rimedi naturali

Esistono molti rimedi naturali per i problemi relativi ai dolori cervicali, come integratori per i nervi, ad esempio il Nicetile, l’utilizzo di una borsa dell’acqua calda o di sciarpe per proteggere il collo da colpi di freddo.

Possono essere utilizzati localmente impacchi di arnica, di Voltaren o di sale iodato, utili solo per avere un rilassamento muscolare o per alleviare il dolore momentaneamente.

Collare cervicale

Il collare è utile solo in caso di un trauma diretto, un colpo di frusta e in tutti gli stati infiammatori acuti.

Questo va utilizzato solo per 7 o 10 giorni ovvero il tempo di durata della fase acuta.

Esercizi per la cervicale

Vi è una serie di esercizi consigliati per coloro che soffrano di dolori alla cervicale: questi possono essere eseguiti per migliorare sia il dolore che il movimento e l’elasticità muscolare e solo a patto che non vi sia una fase acuta in atto, per evitare il peggioramento della sintomatologia dolorosa.

Possono essere eseguiti tutti i giorni e più volte al giorno, sia durante la fase di guarigione di una patologia a carico del rachide cervicale che per la prevenzione della stessa.

Regole ergonomiche

Vi sono alcuni comportamenti e abitudini, che, innocui per la maggior parte delle persone, possono, invece, rivelarsi dannosi per coloro che soffrano di cervicale.

Tra questi, ecco alcune regole ergonomiche da seguire, per aiutarvi a migliorare l’aspetto posturale e la relativa sintomatologia dolorosa:

  • leggere a letto: si corre il rischio di assumere posizione sbagliate, che provocano maggiore tensione alla zona di collo e nuca e conseguenti dolori cervicali; prediligete una poltrona o un divano, che vi facilitano nel mantenere una corretta postura durante la lettura, a patto che vi poggiate allo schienale, mantenendo una postura di 90°; però, se proprio non riuscite a star comodi in questa posizione, potete sdraiarvi, per poco tempo, assicurandovi di mantenere la curva naturale della colonna vertebrale e di non poggiare la testa su braccioli rigidi e scomodi;
  • materassi e con cuscini non adeguati: evitate cuscini troppo alti o troppo morbidi e sceglietene di quelli che seguano la naturale curva del collo, magari quelli cilindrici in lattice, pensati proprio per chi soffra di cervicale; inoltre, evitate di addormentarvi sul divano o su supporti privi di un materasso comodo;
  • i capelli bagnati: in qualunque periodo dell’anno, asciugate sempre i capelli prima di mettervi a letto, per evitare di assorbire umidità nella zona cervicale;
  • ignorare il bruxismo: se digrignate i denti durante il sonno, contraendo la muscolatura masticatoria, probabilmente soffrite di bruxismo, che può causare una tensione muscolare eccessiva e conseguenti disturbi nella zona cervicale, con affaticamento dei muscoli del viso e rigidità di spalle e collo;
  • stare seduti alla scrivania in modo scorretto: una posizione sbagliata può portare fastidi e dolori nella zona lombare e cervicale; i principali problemi cervicali sono dovuti a posture scorrette avanti al PC, per cui è importante:
    • regolare l’altezza della sedia: il soggetto deve occupare completamente il sedile, appoggiandosi allo schienale e, inoltre, le ginocchia non devono mai essere più alte del bacino;
    • regolare l’altezza della scrivania: avvicinare la sedia alla vostra scrivania e appoggiare le braccia; inoltre, servirsi di un poggiapiedi fornisce un appoggio ideale alle persone di bassa statura;
    • installare correttamente il PC: la distanza visiva deve essere di 50/80 cm, con il bordo superiore dello schermo ad altezza occhi e, soprattutto, disposto in modo frontale;
    • dotarvi di una corretta illuminazione permette agli occhi di non affaticarsi ulteriormente;
    • inoltre, non sporgete il collo troppo in avanti, non accavallate le gambe, mantenete la schiena dritta e concedetevi una pausa, circa ogni 30 minuti, per non mantenere troppo a lungo la stessa posizione.

Altri consigli utili per il rachide cervicale

  • evitare movimenti sbagliati: il rischio di compiere anche solo un piccolo movimento sbagliato, che coinvolgano e affatichino la zona muscolare del collo e la zona cervicale, è dietro l’angolo;
  • fare attenzione ai colpi d’aria: se soffrite di dolori al tratto cervicale, proteggete sempre questa da correnti d’aria e spifferi e fate attenzione ai rapidi cambi di temperatura, prendendo l’abitudine di portare con voi una sciarpa;
  • alle donne, sconsigliamo di abusare delle scarpe con tacco troppo alto: i tacchi troppo alti sono fortemente sconsigliati a coloro che soffrano di problemi alla schiena e alla zona cervicale, in quanto vanno ad alterare le curve della colonna vertebrale, mettendo sotto sforzo i muscoli di schiena e collo; quindi, limitate il ricorso al tacco 12 e limitatevi ad un più modesto tacco da 3 o 4 cm;
  • evitare eccessi di ansia o stress emotivi: pressioni emotive o psicologico possono causare ad un accumulo di tensioni muscolari in collo, spalle e muscoli che sostengono il cranio, andando ad inficiare sulla zona cervicale.

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Pubalgia

Cos’è

Con il termine pubalgia si intende definire un dolore a livello del pube, del basso addome e/o nella regione adduttoria.

In realtà il termine pubalgia è alquanto generico poichè le cause di tale sindrome sono molteplici e proprio per questo motivo effettuare una diagnosi e una cura efficace risulta fondamentale per risolvere tale problematica, talvolta invalidante quando colpisce sportivi agonisti.

In questo articolo andremo ad evidenziare le principali cause della sindrome pubalgica, come diagnosticarla e come curarla.

Quali sono i sintomi Pubalgia?

Il sintomo della pubalgia principale è rappresentato dal dolore in sede retto-adduttoria e un dolore all’inguine.

Tale dolore può comparire a riposo, durante uno o più movimenti, dare dolore al testicolo.

I movimenti che evocano dolore sono la flessione del tronco da supino quando si attivano i muscoli anteriori ( addominali) e i movimenti di intra-extra rotazione dell’ anca o di adduzione e abduzione d’anca.

Quando il dolore è presente la notte o a riposo bisogna indagare a livello viscerale e potrebbe esserci un’infiammazione in atto. Bisogna inoltre differenziare anche questi sintomi con la coxartrosi.

Quali sono le cause della pubalgia?

Le cause di Pubalgia come detto precedentemente sono molteplici circa 70 ma il più delle volte si tratta di una problematica da sovraccarico funzionale.

Colpisce principalmente gli sportivi quali calciatori, ciclisti, tennisti i quali sollecitano la regione retto-adduttoria con movimenti ripetuti e protratti nel tempo causando un’ infiammazione e un accorciamento muscolare e tendineo eccessivo.

Gli uomini sono più colpite delle donne che possono avere dei problemi di pubalgia dopo il parto a causa della dilatazione del bacino e quindi dell’osso pubico e tessuti annessi per consentire la fuoriuscita del nascituro.

Le principali cause sono uno squilibrio eccessivo tra i muscoli adduttori e addominali, deficit posturali quali intrarotazione femorale, antiversione di bacino o un deficit viscerale.

Un trauma come una caduta su un arto crea una disfunzione del bacino che altera il movimento dell’ilio, dell’osso sacro e del pube.

Una problematica a carico del colon crea una tensione eccessiva nella regione addominale che può provocare dolore in sede retto-adduttoria.

Pertanto nella cura di tale sindrome risulta fondamentale la cura si del sintomo ma valutare il paziente nella sua globalità.

Diagnosi di Pubalgia

La diagnosi di pubalgia è di tipo clinico obiettivo e prevede test ortopedici di mobilità articolare, di attivazione muscolare e di forza oltre che digito palpazione dell’area interessata da infiammazione.

Molto spesso il dolore è causato da un infiammazione del tendine adduttore e questo può essere riscontro tramite una semplice ecografia muscolo tendinea.

C’è da sottolineare che esistono vari gradi di pubalgia:

  • 0 grado: dolore quasi assente che compare dopo uno sforzo eccessivo e va via con il riposo e col passare dei giorni;
  • 1 grado : dolore presente durante l’attività agonistica e che va via anch’esso con il riposo funzionale;
  • 2 grado dolore presente durante e dopo l’attività sportiva, durante la deambulazione, durante movimenti come sopra descritti
  • 3 grado: infiammazione cronica dei tendini che talvolta sono affetti da calcificazioni inserzionali, il dolore è sempre presente sia a riposo che durante il movimento, i farmaci non hanno alcun effetto.

Come detto precedentemente la diagnosi risulta fondamentale e pertanto dopo l’accurata diagnosi medica è importante una valutazione da parte di un esperto terapeuta che abbia conoscenza in ambito posturale e osteopatico.

Il terapeuta esperto deve valutare le curve di lordosi e cifosi, gli angoli di valgismo e varismo e valutare singolarmente il movimento di tutte le articolazioni dell’arto inferiore partendo dal piede, passando per ginocchio e anca e valutando la mobilità del pube, dell’osso sacro e dell’ ilio, valutare l’eleasticità dei muscoli adduttori , addominali flessori d’anca(ileo-psoas) e se questi sono soggetti a contrattura.

La differenza nella cura di tale sindrome fastidiosa la fa proprio la valutazione globale del paziente.

La causa di un dolore quasi mai è dove lo si avverte.

Cura Pubalgia : fisioterapia e riabilitazione

La Pubalgia cura prevede l’utilizzo di tecniche strumentali e manuali.

La terapia fisica strumentale prevede applicazione che mirano a ridurre dolore, infiammazione, contratture e eventuali calcificazioni tendinee inserzionali.

Gli strumenti più indicati in tale situazione sono la laserterapia , la tecarterapia e le onde d’urto.

La laserterapia e la tecarterapia sono utilizzate in una prima fase laddove vi sia un grado 0 o grado 1 mentre le onde d’urto sono molto indicate in caso di calcificazioni o in presenza di un infiammazione cronica (tendinosi).

La fase di terapia manuale prevede, dopo un accurata valutazione, la manipolazione articolare e muscolare dei tessuti interessati da disfunzione per migliorare il dolore, la mobilità articolare, ridurre le tensioni e contratture, migliorare la forza muscolare.

Molto importante risulta essere il metodo di rieducazione posturale mezieres per riequilibrare la muscolatura posteriore e anteriore sia nella fase di cura che nella fase di prevenzione della pubalgia.

Video di Esercizi a cura di Physio Energy

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Sciatica

Sciatica: che cos’è?

La Sciatica è un termine che indica un’infiammazione del nervo sciatico.

Il Nervo sciatico origina a livello del rachide lombare e più precisamente a livello delle vertebre L4/L5/S1.

Tale Patologia colpisce sia uomini che donne. E’ una Patologia abbastanza frequente e colpisce questo nervo poichè le vertebre che hanno correlazione con questo sono quelle più stressate dalla forza di gravità e da Posture scorrette.

Sciatalgia sintomi:come riconoscerla?

Nella Lombosciatalgia sintomi sono svariati e colpiscono sia il rachide lombare che l’arto inferiore dal lato del nervo sciatico affetto da patologia.

Nello specifico troviamo sciatici sintomi come:

  • dolore al tratto lombo-sacrale
  • mal di schiena
  • dolore al gluteo
  • dolori che si irradiano ai muscoli posteriori della gamba
  • dolore a livello dei muscoli peronieri e del dorso del piede.

Inoltre sono presenti deficit di sensibilità, deficit motorio, mancanza di forza nell’arto colpito da sciatalgia.

Il soggetto affetto da nervo sciatico infiammato ha una sintomatologia che si presenta di notte, in piedi e durante i movimenti di flessione dell’anca e di iperstensione della colonna vertebrale lombare.

Sciatica cause

Le cause di sciatalgia sono molteplici e deve essere individuata correttamente la causa per avere una risoluzione totale della sintomatologia evitando eventuali recidive.

Tra le molteplici cause quelle più note sono:

  • Ernia o Protusione del Disco L4/L5/S1;
  • Artrosi Vertebrale Lombare;
  • Schiacciamento Vertebrale;
  • Disidratazione del disco intervertebrale;
  • Trauma;
  • Deficit Posturali.

Oltre a queste cause molto importante è la diagnosi differenziale che deve escludere problematiche come Neoplasie o Sindrome del Piriforme.

Può essere causata da seduta non idonee?

Molto spesso la causa risiede in posture non adeguate sul luogo di lavoro, sedute scomode che al minimo movimento danno dolore.

Pertanto consigliamo l’utilizzo di una sedia ergonomica adatte e all’utilizzo di un cuscino adeguato da utilizzare anche in auto.

Il muscolo piriforme causa sciatalgia?

Il Piriforme è un muscolo posto al di sopra del Nervo Sciatico  che origina dal gran trocantere del Femore e si inserisce sul lato mediale dell’Osso Sacro. Inoltre si presente una sciatica mozza o sindrome del piriforme quando vi è una contrattura eccessiva che comporta una compressione del Nervo Sciatico.

La sindrome del Piriforme è una patologia abbastanza diffusa ma spesso confusa con la lombosciatalgia.

I sintomi sono molto diversi e il dolore riferito dal paziente parte dal gluteo e arriva dietro al ginocchio mentre nella sciatica il dolore parte a livello del rachide lombare e termina sul dorso del piede.

Molto spesso si fa confusione tra queste due diagnosi poichè capita che nonostante vi sia un’ernia lombare importante a carico dei dischi l4/l5 o l5/s1  il paziente non avverta i sintomi dell’ernia e quindi si può supporre che vi sia una problematica a carico del muscolo piriforme.

Come si diagnostica?

La diagnosi è di tipo clinico e strumentale. 

Verranno eseguiti Test di tipo Ortopedico e soprattutto Neurologico. Il Test neurologico più utilizzato è il Test di Lasegue.

I medici che si occupano di tale Patologia sono il Neurochirurgo, l’ortopedico e il Fisiatra.

Tramite questo test se positivo durante la flessione dell’anca, con paziente supino e ginocchio esteso, il soggetto esaminato avvertirà dolore a livello del tratto lombo-sacrale.

Oltre al Test di Lasegue verranno eseguiti dall’ esaminatore dei test di tipo sensitivo e motorio per valutare la gravità del danno neurologico per poi procedere ad una cura medica e Riabilitativa adeguata.

Gli esami strumentali richiesti sono la Risonanza Magnetica, la Tac e l’elettromiografia.

Tramite la risonanza e la tac potranno essere valutati tutti i tessuti quali legamenti, dischi vertebrali, canale vertebrale, ossa e muscoli.

L’ Elettromiografia consente di valutare la conduzione nervosa di entrambi gli arti inferiori e diagnosticare eventuali deficit motori e/o sensitivi.

Lombosciatalgia rimedi

I rimedi naturali sono solo uno dei tanti approcci provati dai pazienti e non devono essere considerati l’unica via risolvere tale patologia. Possono essere utilizzati impacchi di arnica a livello del rachide lombare e/o impacchi di ghiaccio per ridurre l’infiammazione.

Il ghiaccio non dovrebbe mai essere applicato per più di 15/20 minuti pena ottenere un effetto opposto con conseguente aumento del dolore e dell’ infiammazione.

Abbiamo scritto una Guida per i Rimedi Naturali per la sciatica.

E’ utile il busto lombare?

Si, assolutamente, soprattutto nella Fase acuta o nei soggetti con grave instabilità vertebrale. Tale fase,acuta, dura in genere circa 7/10 giorni.

Dopodiche è consigliato riprendere le normali attività quotidiane per favorire la guarigione.

Pertanto un busto/corsetto lombare (rigido o meno rigido) in una fase sub-acuta comporta più danni che altro:

  • maggiore rigidità muscolare;
  • blocchi articolari;
  • minor apporto di ossigeno nella zona causa non movimento;
  • in contrapposizione con la Fisioterapia.

Riteniamo da consigliare per i pazienti che hanno una patologia discale come ernia, protusione, spondilolistesi, artrosi vertebrale e crolli vertebrale ed utilizzano lo scooter quotidianamente di utilizzare una fascia lombare contenitiva per diminuire le sollecitazioni alla colonna vertebrale lombare causate dall’ impatto delle ruote con l’asfalto soprattutto in presenze di strada sconnesse e brusche frenate.

” La Vita è movimento ”    Still (Osteopata)

Quali Farmaci risultano utili?

I farmaci risultano utili soprattutto nella fase Acuta. Quelli più indicati e prescritti dagli Specialisti sono i Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei(Fans) , Cortisonici e Miorilassanti.

I Fans migliori sono : Oki, Dicloreum, Voltaren, Aulin.

Particolarmente utile nella fase dolorosa è la Tachipirina che ha un effetto antalgico e non da problematiche di tipo Gastrico per il Paziente.

Il cortisone è indicato poichè consente una riduzione immediata del dolore e dell’infiammazione oltre che dell’ edema vertebrale che causa appunto la sciatalgia.

Sono utili gli integratori  nella Sciatica? 

No. Solo il Nicetile risulta efficace se assunto regolarmente e per periodi prolungati.

La cura a base di Nicetile prevede cicli di almeno un mese di trattamento.

Quali trattamenti Fisioterapici sono i più efficienti in caso di sciatica?

Numerosi sono i trattamenti di Fisioterapia utili e soprattutto indicati in caso di lombosciatalgia.

In base alla Fase acuta/ sub-acuta / cronica verrà consigliato un trattamento piuttosto che un’ altro.

Oggi vi è una vasta scelta di trattamenti strumentali con un’ alto indice di efficienza.

I migliori trattamenti strumentali per la cura della sciatica sono la laserterapia ad alta potenza e la tecarterapia.

Le tens sono utili per il dolore neuropatico

Grazie alla tecnologia e a questi strumenti d’avanguardia sin dalle prime applicazioni si ha una diminuzione del dolore, dei sintomi, dell’infiammazione e delle contratture antalgiche.

Nella fase acuta verranno impostate frequenze di trattamento basse , in atermia , poichè usando al contrario usando troppo calore si potrà avere una riacutizzazione dei sintomi e dell’ infiammazione.

Grazie alla Tecarterapia il Fisioterapista può combinare il trattamento manuale con quello strumentale per rendere i risultati terapeutici stabili, duraturi e definitivi.

In sinergia con i trattamenti strumentali verranno proposti esercizi di allungamento per i muscoli posteriori per:

  • migliorare l’elasticità del rachide lombare;
  • diminuire il dolore;
  • migliorare le contratture antalgiche;
  • diminuire la compressione sul nervo sciatico.

Successivamente, in base alla Diagnosi Funzionale e Fisioterapica e quindi se il caso lo ritiene necessario, verranno effettuate sedute di Terapia Manuale Osteopatica e/o il Metodo di Rieducazione posturale Globale Mezieres.

Quali esercizi eseguire in caso di sciatalgia?

Gli esercizi da poter eseguire a casa sono molteplici e come detto precedentemente prevedono l’allungamento dei muscoli della catena posturale posteriore.

Vengono in genere insegnati dal Fisioterapista ed eseguiti a casa quotidianamente sia in fase di cura che in fase di prevenzione.

Importante: il movimento attivo/passivo è sempre controindicato in caso di infiammazione acuta.

Pertanto è bene far passare circa 7 giorni dall’ evento infiammatorio per poi procedere con gli esercizi ambulatoriali e domiciliari.

Consigliamo una lettura della guida: esercizi per la sciatica.

L’intervento chirurgico è risolutivo?

Diciamo che l’ intervento chirurgico è spesso risolutivo.

Nonostante ciò a meno che non vi siano gravi deficit neurologici e sensitivi/motori l’intervento è sempre sconsigliato.

Vi è un rischio di recidiva molto elevato pari al 4 %. Ciò avviene poichè non è stata trattata la causa dell’ ernia come in caso di deficit posturale.

Si guarisce completamente?

Si se vengono rispettate tutte le fasi di terapia medica e riabilitazione e si agisca sulla causa.

La guarigione se presa tempestivamente e curata in modo adeguato e focalizzato sulla causa della patologia avviene in circa 30 giorni.

Nei casi in cui il paziente ritardi le cure dopo circa 3 mesi la patologia diventa cronica e i tempi di guarigione risultano molto più lunghi.

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Articolo consigliato : Rimedi Naturali e Cura della Sciatica

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